
Dal 23 al 25 marzo 1922 si tenne a San Donà di Piave il Congresso Regionale Veneto delle Bonifiche. La partecipazione qualificata a livello scientifico e politico che andava aldilà del solo contesto veneto, diede all’evento una valenza nazionale. Questo il programma dei tre giorni congressuali:
Giovedì 23 marzo 1922
• Ore 10 – Inaugurazione del Congresso
• Ore 11 – Vermouth d’onore offerto dal Municipio di San Donà
• Ore 14 – Partenza per l’impianto idrovoro del “Termine”
• Ore 16.30 – Inaugurazione dell’Impianto idrovoro del “Consorzio di Bonifica Ongaro Inferiore”
• Ore 18 – Ritorno a San Donà di Piave
Venerdì 24 marzo 1922
Ore 9 – 1. Tema: on. Silvio Trentin: “La bonifica umana scopo essenziale della bonifica idraulica ed indispensabile premessa della bonifica agraria.”
Ore 14 – 2. Tema: prof. Vittorio Peglion, prof. Arrigo Serpieri, Dott. Dario Guzzini: “La bonifica agraria: problemi tecnici, economici e sociali”
Sabato 25 marzo 1922
Ore 9 – 3. Tema: dott. Emiliano Carnaroli, direttore dell’Ufficio agrario dell’Istituto Federale di Credito di Venezia: “ Il credito alle opere di bonifica agraria”
Ore 14 – 4. Tema: prof. Comm. Antonio Marozzi, direttore della Cattedra di agricoltura di Rovigo: “La legislazione attuale in tema di bonifica”.
L’inaugurazione del Congresso

Racconta la Gazzetta di Venezia in merito a quella mattina del 23 marzo 1922: « Ieri mattina San Donà di Piave, risorta oramai quasi completamente sulle sue rovine, ha accolto una magnifica adunata di uomini di governo, di studio e d’azione, convenuti al Congresso Regionale Veneto delle Bonifiche. La città, pavesata di bandiere, presentava un aspetto festivo, malgrado il tempo minaccioso, e i segni della burrasca degli scorsi giorni. La Giunta municipale aveva fatto affiggere un patriottico manifesto. I membri del Governo sono arrivati col direttissimo da Roma alle 8.07, ricevuti alla stazione dal gr. uff. Max Ravà, presidente dell’Istituto Federale.
Il Governo è rappresentato da S.E. il Ministro dell’Agricoltura on. Giovanni Bertini, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio S.E. Beneduce, dal Sottosegretario alle Terre Liberate on. Merlin, dal Sottosegretario ai Lavori Pubblici on. Martini. Vi sono poi il prof. Alfredo Rocco del Ministero dell’Agricoltura, direttore generale del Credito Agrario e Colonizzazione, i deputati l’on. Chiggiato, l’on. Pesante, l’on. Sandroni, l’on. Ferrarese, l’on. Sandrini, l’on. Silvio Trentin, il comm. Picchini Presidente del Consiglio Provinciale, il sindaco di Venezia gr. uff. Davide Giordano, il prefetto gr. uff. D’Adamo, il magistrato delle Acque cav. di Gran Croce Raimondo Ravà, il presidente dell’Istituto Federale Max Ravà con il direttore il comm. Waldis Friederichsen, il sindaco di San Donà ing. Guarinoni, il comm. Mazzotto presidente del Consorzio dell’Ongaro inferiore, il comm. Trevisanato vice presidente della Camera di Commercio, l’ing. Del Pra, il conte comm. Camillo Valle presidente della Federazione Veneta dei Consorzi di Bonifica, il comm. Pancino presidente della Cassa di Risparmio, il comm. Tombolan Fava procuratore generale presso la Corte d’Appello, il prof. Pitotti direttore della Cattedra d’Agricoltura di Venezia, l’avv. Gaetano Duse e il sig. Celeste Bastianetto per la Cassa di Risparmio di Venezia… » e tanti altri come erano soliti elencarli i giornali dell’epoca.
Il saluto del Sindaco di San Donà

« Prende la parola il Sindaco di San Donà, cav. Guido Guarinoni: egli ricorda che quando sul novembre 1918 orgogliosi della grande vittoria i cittadini di S. Donà ritornarono dall’esilio, e videro lo squallore di queste terre già ridenti di messi opime e d’invidiata prosperità, pareva un sogno la speranza che in breve tempo sarebbero risorte, per incamminarsi a più promettente avvenire. Pure, per la fermezza di propositi e l’intensità del lavoro della popolazione, la vita riprende il suo corso normale. In nome di S. Donà, orgogliosa di essere stata scelta a sede di questo Congresso è grato all’Istituto Federale di Credito per il risorgimento delle Venezie ed alla Federazione dei Consorzi, e con essi agli illustri Presidenti comm. Ravà e comm. Mazzotto, l’oratore dà il saluto, in nome del Comune, al Ministro Bertini, ai sottosegretari Beneduce, Martini e Merlin, alle Autorità e ai Congressisti. Augura che il Congresso sia di buon auspicio per l’avvenire di S. Donà che un secolo fa non era che un villaggio di poche case, specie in una zona palustre di oltre 40 mila ettari e che oggi, mercè la fiorente attività dei Consorzi di bonifica è un importantissimo centro di vasti territori, la cui prosperità economica va sempre crescendo, e si avvia a tempi radiosi di prosperità, di benessere e di progresso. (applausi vivissimi)
L’apertura del Congresso

Si susseguirono poi i discorsi delle varie autorità sino a quando S.E. l’on. Bertini, in nome del governo dichiara aperto il Congresso delle Bonifiche. Il prof. Trentin, della Cattedra di Agricoltura di San Donà, propose quindi che vengano eletti a Presidenti del Congresso il comm. Sansoni, dell’Opera Nazionale per i Combattenti, il conte Valle e il comm. Mazzotto, e a segretari il prof. Carnaroli, il dott. Ronchi e il cav. Gussoni. Verso mezzogiorno giunse a San Donà in automobile S.E. il vescovo di Venezia Cardinale Pietro La Fontaine con il suo seguito, ricevuti dall’arciprete di San Donà Mons. Saretta, dal comm. Saccardo presidente della deputazione provinciale e dalle autorità locali. Sua Eminenza scese al “Casino Sociale” dove alle 12 e mezza ebbe luogo la colazione offerta ai partecipanti il Congresso dalla Federazione Veneta tra i Consorzi di Bonifica. Nel pomeriggio i congressisti si recarono in automobile all’inaugurazione dell’edificio idrovoro del “Termine”, con benedizione del Vescovo di Venezia.

La bonifica umana

E’ nella seconda giornata che venne trattato il tema più importante relativo alla relazione dell’onorevole sandonatese Silvio Trentin “La bonifica umana scopo essenziale della bonifica idraulica ed indispensabile premessa della bonifica agraria.”. Questo il racconto dalle pagine della Gazzetta di Venezia: « L’on. Trentin ha quindi la parola per svolgere la sua relazione. Non è senza commozione che l’oratore si appresta all’esposizione del suo tema, di così vitale interesse agli effetti della soluzione integrale del problema delle bonifiche. E’ con orgoglio altresì che l’oratore si afferma figlio di questa terra che già da anni ha intrapreso una lotta aspra e indefessa contro le acque invadenti, terra dove una gente con opera prodigiosa e redentrice, pari a quella dell’eroismo abituale si sforzò di elevare a condizioni di più sano e valido progresso.
E’ ora che quest’opera sia convenientemente valutata e sorretta dalle autorità governative e incoraggiata da provvide disposizioni di legge. In questa zona già fiorirono città e centri di attività magnifica, e qui dove rifulse tanta virtù di lavoro e di guerra, oggi si stanno fondendo le antiche esperienze dei vecchi bonificatori con il sentimento e le nuove forse incoraggiatrici, donde l’auspicio che non vana debba essere questa nostra adunata, non sterile l’entusiasmo. (applausi)
L’attività bonificatrice è delle più antiche. Mancò in essa però fino alla fine del secolo scorso una disciplina organica e un metodo rigoroso. Molti scopi prefissi perciò disgraziatamente andarono falliti: ma non si devono perciò svalutare gli sforzi compiuti. Le opere di Val di Chiane, le bonifiche della Repubblica ed altre non significano che l’esplicazione del proposito di salvare determinate località dalle acque senza provvedere alla loro completa redenzione in rapporto ai lavoratori.
Mancavano perciò le condizioni opportune demografiche e di lavoro e mancava la coscienza delle cause diverse di squilibrio e di disagio, la coscienza di una esatta comprensione dei fattori economici e sociali. Solo dopo l’unione dell’Italia, il problema della bonifica venne concepito come il riflesso delle opere che dovevano trasformare terreni impraticabili in zone di ricchezza e di vita: fu allora che le iniziative private e quelle statali si accordarono per un unico fine.
La legge Beccarini del 13 giugno 1882 fu la prima legge che dimostrò una chiara comprensione della vastità del problema, costringendo con essa i bonificatori all’osservanza di particolari doveri sociali.
Il concetto della legge è che l’esecuzione delle opere di bonifica riporti l’esercizio di una speciale opera amministrativa: il che si raccorda al dovere dello Stato di vigilare sull’igiene del territorio. Ma il legislatore del 1882 non ebbe chiara e precisa la coscienza degli elementi complessi da cui era caratterizzato il problema.
Intorno alle disposizioni delle varie leggi riguardanti le bonifiche l’oratore discute a lungo, insistendo sulla necessità che la bonifica umana, la bonifica igienica, proceda di pari passo con la bonifica idraulica e con la bonifica agraria.
Molte volte forti lavoratori tentarono la conquista della palude, ma lasciarono tracce angosciose di quella conquista, decimati dalla malaria.

L’oratore quindi si addentra a discutere delle varie disposizioni delle leggi sulle bonifiche coordinate con il testo unico del 1900 per esaminare quali modificazioni a dette leggi sia necessario ora invocare.
Domanda che si stabilisca l’obbligo della presentazione dei progetti di bonifica ed una assidua vigilanza da parte dello Stato ai lavori stessi per evitare che delle facilitazioni concesse dallo Stato ai bonificatori approfittino volgari speculatori.
Rivendica alla scienza italiana l’onore di aver iniziato la lotta contro la malaria, e ricorda in proposito gli studi del Grasso, del Baccelli, del Marchiafava, del Golgi, del Celli e di altri, soggiungendo che la loro fu aiutata dallo Stato, il quale ben comprese l’importanza della cura dell’uomo. Osserva però che i provvedimenti dello Stato furono insufficienti. Occorre quindi agire coraggiosamente per combattere il flagello, e perché ciò possa avvenire egli molto confida nell’iniziativa privata che molte volte si è sovrapposta allo Stato.
E’ necessario provvedere gli impianti idraulici, ed in proposito osserva: tutti coloro, che hanno ieri visitato il poderoso impianto idrovoro dell’Ongaro Inferiore non hanno avuto che parole di ammirazione. Eppure, da mesi un assillante problema preoccupa gli amministratori: la mancanza d’acqua. L’oratore domanda che il Congresso emetta il voto perché al più presto venga accordato il mutuo chiesto dal Comune di San Donà per la costruzione dell’acquedotto. L’on. Trentin termina la sua relazione sciogliendo un inno all’avvenire delle bonifiche, e ripetendo, con Filippo Turati: E quando dico bonifica dico terra redenta, ma dico anche strade, dico borgate, dico scuole, dico civiltà, dico palpito d’uomini civili, dico una grande idealità che potrà placare, deviare le nostre cieche passioni, dico una vita nuova in cui dovremo sommergerci, dico una battaglia infinitamente superiore a quelle miserabili nelle quali ci combattiamo. Una vera ovazione accoglie le ultime parole dell’on. Trentin.
A conclusione del suo discorso l’onorevole Trentin presenta il seguente ordine del giorno:
“Il Congresso Regionale Veneto per le bonifiche: affermata la necessità che in armonia con l’originario pensiero del legislatore la esecuzione delle opere di bonifica venga sempre rigidamente ispirato alle esigenze proprie dello scopo fondamentale assegnato alle opere stesse: il risanamento igienico del territorio nel quale esse si compiono;
rilevata la persistente gravità dei pericoli che nelle zone malariche, a causa della insufficienza dei provvedimenti adottati, minacciano non ostante le avvenute trasformazioni agrarie, la salute delle popolazioni ivi residenti;
segnala l’urgenza e la opportunità che alla legislazione in vigore siano apportate le seguenti riforme sulle quali richiama l’attenzione del Governo e del Parlamento:
1) che sia rinnovata l’organizzazione degli uffici tecnici preposti allo svolgimento di tutte le funzioni assegnate allo Stato in tema di bonifica, attribuendo a queste una base regionale e larghi poteri delegati, specializzandone la competenza mediante una intima collaborazione dell’idraulico con l’igienista, regolandone il funzionamento con la prescrizione di una intensa e rigorosa attività ispettiva;
2) che in corrispondenza a detto decentramento ad in relazione alla premessa sul quale esso si fonda, della varietà delle situazioni locali, sia assicurata una certa elasticità alla misura con cui lo Stato concorre alla esecuzione delle opere e sia consentita una maggiore discriminabilità nella scelta degli Istituti meglio adatti ad assicurare nelle diverse contingenze la piena efficacia alla esecuzione stessa;
3) che la tutela e l’ispezione del Governo di cui all’art 1 del T.U. 22 marzo 1900 sia estesa anche alle bonifiche private la cui esecuzione dovrà essere subordinata alla approvazione preventiva dell’apposito progetto ed il cui esercizio e la cui manutenzione dovranno essere costantemente controllati;
4) che sia imposto l’intervento dell’igienista nella preparazione dei progetti e che al parere favorevole dell’autorità sanitaria sia subordinato il collaudo di qualsiasi opera;
5) che agli effetti del riparto della spesa sia consentito che nei progetti relativi alle bonifiche classificate vengano incluse le opere necessarie ad assicurare la distribuzione di acqua potabile nei terreni bonificati;
6) che sia rigorosamente prescritta la cosiddetta piccola bonifica assegnando la esecuzione dei lavori da essa richiesti ai Consorzi di manutenzione delle opere di grande bonifica dove esistono, od a speciali Consorzi obbligatori fra i proprietari interessati ed attribuendo l’onere della spesa ai proprietari stessi salvo speciali compensi da parte dello Stato;
7) che la malaria sia considerata a tutti gli effetti di legge come infortunio sul lavoro e che i proprietari siano chiamati responsabili per le febbri contratte dai propri lavoratori quando risultino inadempienti a determinate rigorose misure profilattiche;
8) che sia promossa la costituzione con l’intervento di tutti gli interessati di speciali enti regionali ai quali sia attribuito il compito di coordinare le varie iniziative pubbliche e private aventi per oggetto la lotta antimalarica ed i quali siano messi in grado, con opportuni concorsi finanziaria di impiegare allo scopo tutti i mezzi che presentino una qualsiasi garanzia di successo. »

La discussione

Ne seguì un’ampia discussione nella quale furono molti i plausi ma anche le critiche. In particolare il rappresentante delle bonifiche private l’avvocato Angelo Sullam rigettò alcuni accenti negativi imputati ai bonificatori privati che si erano impegnati nello strappare i loro terreni alla palude, e ancor di più per quel controllo dello Stato visto come condizionante, non ultima la responsabilità che verrebbe loro imputata in caso di emergenza sanitaria. « …si domanda se alcuno possa accettare, bonificatore pubblico o privato, l’art. 7 dell’ordine del giorno Trentin, in quanto vuol chiamare i proprietari responsabili delle infezioni malariche dei lavoratori. Ma crede sul serio l’on. Trentin che fra tanti discordi pareri di tecnici, che oggi stanno per la cura Pasi, e domani potrebbero essere per la cura x e y, possiamo sul serio essere responsabili della malaria, quando il nostro vicino, che può essere anche lo Stato, non cura le condizioni igieniche dei suoi terreni? Una legge così sarebbe iniqua. Ma allora era molto meglio che non gettassimo il nostro tempo e il nostro ingegno per migliorare il territorio….»
Il prof. Picchini per l’acqua potabile
A supporto della relazione dell’on. Trentin, il prof. Picchini propone un suo ordine del giorno: « Il Congresso Regionale Veneto per le bonifiche constato che la vasta plaga del basso Piave è completamente sprovvista di acqua potabile indispensabile al bisogno della vita umana; rilevato che inutili riuscirebbero i grandiosi lavori di bonifica eseguiti e in corso di esecuzione se detto bisogno non venisse provveduto con mezzi adeguati; avuto notizia che già un progetto di acquedotto per i Comuni del basso Piave approvato dalle competenti autorità attende il finanziamento al termine delle leggi in vigore; delibera di incaricare la Presidenza del Congresso di segnalare al Governo la necessità di una sollecita conveniente risoluzione del problema ».
Le dichiarazioni del conte Valle

L’ordine del giorno del prof. Picchini viene accettato e verrà posto in votazione dopo di quello dell’on. Trentin. A tal proposito l’intervento del Conte Valle, Presidente della Federazione dei Consorzi di bonifica dopo aver condiviso in parte l’intervento dell’avv. Sullam, tranne che nella parte relativa alle critiche al Governo, amplia il discorso fatto dal prof. Picchini: « ..Quanto all’acqua potabile, è d’accordo con il prof. Picchini; non facciamo una questione di San Donà; è una questione nazionale e la legge dev’essere estesa a tutte le bonifiche.» Quindi entra nel dettaglio della relazione dell’on. Trentin: « Dà plauso alla relazione, ma gli osserva che si deve procedere per gradi. Propone che la votazione dell’ordine del giorno Trentin sia fatta articolo per articolo. All’articolo primo osserva che vi si associa, purché sia inteso che non comporti biasimo agli uffici del Genio civile cui tanta riconoscenza debbono invece i bonificatori. Si oppone all’articolo 3, non potendovisi accettare un’azione del governo che potrebbe portare ritardo e sfiducia. Quanto all’articolo 7, non può concepirne praticamente il concetto; qualunque spesa sarebbe accettabile per raggiungere la bonifica umana, ma allo stato delle cose il concetto della totale bonifica igienica non è attuabile che in un lungo spazio di tempo. Propone per cui che si passi all’approvazione degli articoli, abrogando il 3 e il 7. »
La replica dell’onorevole Trentin

« Si stupisce delle parole dell’avv. Sullam. Egli non si è mai sognato di elevare accuse contro i bonificatori privati, ma anzi ha tributato loro un sentimento di gratitudine. Non ha fatto il bonificatore, perchè gli mancavano i mezzi per farlo e la terra, ma deve soggiungere, non soltanto l’avvocato Sullam, perchè è bonificatore, ha diritto di parlare di bonifiche. Conviene nel riconoscere benemerenze ai bonificatori privati; ma bisogna anche ammettere che non tutti hanno tenuto presente gli scopi che avrebbero dovuto perseguire, da altra parte sarebbe eccessiva presunzione da parte dell’agricoltore di voler essere insieme anche igienista ed idraulico. Perciò lo Stato ha il sacrosanto dovere di intervenire per accertare se le opere di bonifica sono eseguite secondo le norme scientificamente riconosciute migliori. Insiste nel proporre l’art. 3 del suo ordine del giorno, e non capisce quali difficoltà vi siano nella sua applicazione. Quanto all’art. 7, sostiene che si deve con tutte le forze e con qualunque mezzo difendere il lavoratore dalla malaria, e che l’articolo non contrasta in nulla col nostro diritto positivo, in quanto si riferisce all’inadempienza delle norme igieniche prescritte. Spiega poi che non era affatto sua intenzione dar biasimo agli uffici tecnici specialmente nelle nostra provincia, che egli entusiasticamente ammira per l’opera svolta a favore dei bonificatori.
Le votazioni degli ordini del giorno

Dopo le repliche dell’on. Trentin, il Presidente mette ai voti l’ordine del giorno. I primi due articoli vengono approvati senza difficoltà. Ben più complicato invece il cammino del terzo articolo, il cui conteggio è quanto mai contrastato, tanto che alla fine la seduta viene sospesa e le votazioni rinviate al pomeriggio. Anche nel pomeriggio i contrasti permangono, alla fine i favorevoli sono 128 mentre i contrari 133, l’assemblea si abbandona a rumori, grida e tumulti ma l’articolo viene bocciato. Approvati senza problemi gli articoli quarto e sesto. Sul settimo il prof. Del Negro propone che venga votato per divisione scindendo la prima parte “che la malaria sia considerata a tutti gli effetti di legge come infortunio sul lavoro” dalla seconda che chiama i proprietari responsabili delle infezioni malariche contratte dai lavoratori. La prima parte è approvata, la seconda è respinta. Infine anche l’articolo 8 è approvato. Quanto all’articolo cinque questi era trattato anche dall’ordine del giorno del professor Picchini che, messo ai voti, viene approvato tra gli applausi. » Il congresso poi continuò con la relazione del prof. Vittorio Peglion “La bonifica agraria: problemi tecnici”, cui seguì la seconda parte del prof. Arrigo Serpieri e del Dr. Dario Guzzini “La bonifica agraria: problemi economici e sociali”; entrambe le tralasciamo avendo incentrato l’approfondimento sulla relazione del concittadino Silvio Trentin. A piè pagina, tra le fonti utili per degli approfondimenti vi è anche il link dove è possibile scaricare il pdf del documento dove sono incluse le ampie paginate della Gazzetta di Venezia dedicate ai tre giorni di congresso.
L’intervento di don Sturzo

Nella terza giornata il congresso veneto assunse un respiro nazionale e a portarvi una importante testimonianza vi fu anche l’intervento di Don Luigi Sturzo, che nel 1919 aveva fondato il Partito Popolare, di cui il Sindaco di San Donà Guido Guarinoni ne era espressione. Al mattino vi fu la relazione del dr. Emiliano Carnaroli “Il credito alle opere di bonifica agraria”, cui seguì l’ordine del giorno dell’on. Meuccio Ruini e la relazione dell’ingegner Angelo Omodeo “Le bonifiche nell’Italia meridionale ed insulare”. Fu poi la volta di don Luigi Sturzo, questo il suo intervento raccontato dalle pagine della Gazzetta di Venezia: « Don Luigi Sturzo sale alla tribuna accolto da applausi. Come meridionale, egli si dichiara grato all’ingegner Omodeo e all’on. Ruini, per aver sollevato in questo Congresso la questione delle bonifiche meridionali, e l’affermazione fatta qui, in mezzo alla grandiosa vita agraria di questa regione, in mezzo ai ricordi gloriosi di storia antica e recente, lo commuove profondamente. Della legge di bonifica, meridionali e siciliani hanno tratto troppo poco vantaggio. I veneti possono discutere guardando fiduciosi l’avvenire dopo aver tanto e così bene lavorato; mentre dobbiamo constatare che delle spese fatte nel Mezzogiorno – molto – e in Sicilia – poco – non si sono tratti tutti i vantaggi che si sarebbero dovuti trarre. E questo è doloroso per tutti gli italiani. L’oratore non ha grande fiducia nelle iniziative governative, se non sono sorrette dall’attività e dalla fiducia locali. Voi avete avuto i vostri meravigliosi Consorzi; questo non è potuto avvenite da noi, non solo perchè lo spirito alle utili opere è meno vivace da noi, mentre son più vive la fantasia e l’intelligenza, ma anche per la mancanza di rispondenza dei criteri legislativi alla realtà del Mezzogiorno. La bonifica idraulica o la bonifica agraria non sono da noi a sé stanti, ma i problemi del rimboschimento, della sistemazione dei fiumi, del bonificamento formano una sola unità, che non può scindersi. (applausi)
Quando l’oratore pensa allo sforzo compiuto dai suoi conterranei siciliani per coltivare la terra in coalizioni difficilissime, non può trattenere le lagrime di commozione. E la legge non è stata adeguata ai loro sforzi. Ma oggi, che siamo impoveriti da molti anni di tragedia economica sentiamo di poter risorgere colla forza del lavoro e del risparmio, piuttosto che con le speculazioni o con i soccorsi di coloro che hanno avuto da noi l’aiuto della guerra, e ci hanno dato la tragedia della pace. (applausi vivissimi).
Presenta il seguente ordine del giorno: « Il Congresso Regionale Veneto per le bonifiche, facendo atto di solidarietà verso il Mezzogiorno e le Isole approva le conclusioni della Relazione Omodeo circa la necessità di affrontare in quelle Regioni l’esecuzione delle bonifiche con criteri integrali, promovendo speciali provvedimenti legislativi atti alle condizioni diverse delle Regioni stesse, concentrando i suoi mezzi tecnici e unificando le disposizioni relative alla bonifica idraulica, agraria ed igienica, alle opere idrauliche ai rimboschimenti, alle irrigazioni e alle strade. Firmato Sturzo, D’Angelo Cleva »
Sturzo riprende a parlare per rilevare il magnifico funzionamento dell’Istituto Federale di Credito per le Venezie. Il Banco di Sicilia, dopo una lunga inerzia, ha finalmente iniziato a seguire un po’ la necessità del paese. L’oratore si dice lieto di poter fare egli, siciliano e regionalista, questa affermazione di regionalismo qui, sulle rive del Sacro Piave, in una Regione che sente anch’essa il regionalismo della grande Venezia, non avulsa dal corpo dell’Italia nostra, e sensibile al palpito della vita nazionale (applausi vivissimi).

La chiusura del Congresso
Nel pomeriggio del sabato l’ampia relazione del prof. comm. Antonio Marozzi “La legislazione attuale in tema di bonifiche” cui seguì una partecipata discussione, poi il Congresso si avviò verso la conclusione: « Il comm. Attilio Mazzotto prima che si chiudano i lavori manda un reverente saluto a S.E. Luzzatti, che tanto aiuto diede ai bonificatori, e che fu uno dei pionieri della bonificazione, al senatore Romanin Jacur, altro fervente apostolo delle bonifiche. Ringrazia il commendator Sansone, presidente dell’Opera Nazionale dei Combattenti, che ha fatto al Congresso l’onore di assistervi e di accettarne la presidenza. E infine l’oratore propone, tra grandi applausi, che il Congresso mandi uno speciale saluto a S.M. Vittorio Emanuele III.o.
Il comm. Sansone, ricorda che l’Opera Nazionale dei Combattenti, che lavora alla bonifica e al dissodamento della penisola salentina, ha voluto intitolare “Borgo Piave” in omaggio al fiume sacro sul quale fu cementata col sangue l’unità e la grandezza d’Italia. Fa alcune interessanti dichiarazioni sulla necessità delle bonifiche del Mezzogiorno. Ringrazia a nome dei congressisti gli organizzatori del Congresso, l’Istituto Federale e la Federazione delle bonifiche, e personalmente il Conte Valle, cui raccomanda le sorti delle bonifiche del Mezzogiorno, il gr. uff. Max Ravà, il pioniere comm. Mazzotto, il Sindaco di San Donà, e tutta la popolazione di questa terra, che fu tanto larga di cortesie ai congressisti. E finire dichiarando chiuso il Congresso delle Bonifiche.
Per approfondimenti: 1.”La bonifica nel basso Piave” di Luigi Fassetta (Unione provinciale degli agricoltori di Venezia, 1977); 2. “S. Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e Passarella” di Mons. Costante Chimenton (S.A. Tipografia Editrice Trevigiana, Treviso, 1928); 3. “Il disegno del territorio” di Dino Casagrande (Bienne Grafica, Musile di Piave, 2009); 4. “San Donà di Piave, storia immagini costume” di Dino Cagnazzi (Casa Edidrice Legal, Padova, 1979); 5. “Mal aere e acque meschizze, malaria e bonifica nel Veneto dal passato al presente” di Francesca Benvegnù e Lorenza Marzagora (Andrea Mazzanti & C. Editori, 2000); 6. “Terre nuove – Paesaggi di bonifica nel Veneto Orientale” di Giorgio Baldo (Cicero Editore, Venezia 2011); 7. “Le prime bonifiche consorziali del Basso Piave, Consorzio Ongaro Superiore e Consorzio Cavazuccherina” di Luigi Fassetta e Paolo Luigi Zovatto (Consorzi di Bonifica riuniti del Basso Piave, 1956); 8. “La bonifica nella trasformazione del territorio e della società” a cura del prof. Gian Giacomo dell’Angelo (Associazione Nazionale delle Bonifiche, 1992); 9. “Quaderno Mensile” nr. 4 aprile 1922 di Istitito Federale di Credito per il Risorgimento (Premiate Officine grafiche C. Ferrari, 1922); 10. “Ingegneria, rivista tecnica nr. 1 luglio 1922 (Vlrico Hoepli Editore); 11. “Terra di Bonifica, il ruolo dello Stato e dei privati nel Veneto dalla Serenissima al fascismo” di Elisabetta Novello (Ed. Cleup, 2009); 12. Archivio “La Gazzetta di Venezia“; 13. Estratto Gazzetta di Venezia, Congresso regionale veneto per le bonifiche (24-25-26 marzo 1922); 14. Folder celebrativo con annullo speciale Centenario Congresso Nazionale delle Bonifiche 1922-2022.