L’inaugurazione del Monumento ai Caduti – Casa di Ricovero

L’inaugurazione del Monumento ai Caduti – Casa di Ricovero

« Il Podestà al fine di regolare il transito durante la cerimonia dell’inaugurazione della Casa di Ricovero che si svolgerà domani ha stabilito che nel giorno 9 corrente dalle ore 8 alle ore 14, sia vietato il transito ai veicoli di qualsiasi specie lungo la via Margherita, via Jesolo e piazza IV Novembre. » In quella domenica di novembre, al cospetto delle più alte autorità venne inaugurato a San Donà la Casa di Ricovero Monumento ai Caduti in ricordo di tutti quei sandonatesi che persero la vita durante la grande guerra.

In un lungo articolo della Gazzetta di Venezia di lunedì 10 novembre 1930 venne raccontata la cerimonia dell’inaugurazione della Casa di Ricovero Monumento ai Caduti: « S.A.R.il Duca d’Aosta ha stamane onorato della sua augusta presenza la nostra gloriosa cittadina. La popolazione sandonatese ha accolto l’invitto Condottiero della Terza Armata con vivo entusiasmo e con fervide manifestazioni di devozione. Le primi luci dell’alba hanno visto la città tappezzata di striscioni colorati inneggianti al Re, al Principe Emanuele Filiberto, ai Caduti per la Patria, ai mutilati, ai combattenti. Da tutti gli edifici pubblici e da molti privati sventola il tricolore. Intanto con i primi treni del mattino e con automezzi cominciano ad affluire le associazioni, i fasci, le diverse istituzioni.

Le autorità presenti
Il Monumento ai Caduti – Casa di Ricovero in una cartolina degli anni Trenta

Alle ore 9.30 le autorità si recano alla stazione ad attendere l’arrivo del Duca d’Aosta. Notiamo fra i presenti: il Prefetto gr. uff. Bianchetti, il Podestà di San Donà comm. dott. Costante Bortolotto, il dott. Alverà, Podestà di Venezia, l’avv. Suppiej, Segretario federale, il comm. Garioni, Preside della Provincia, l’on. Domenico Giuriati, l’on.Fantucci, il generale di Brigata comm. Appiotti anche in rappresentanza del comandante del Corpo d’Armata di Trieste, il generale di divisione Vaceamagiolini, il comm. Scaranto, l’Ammiraglio di Divisione della Piazza Marittima di Venezia comm. Fiorese, il gr. Uff. Miliani, Magistrato delle Acque, il vice Prefetto comm. Zattera, il Questore comm. Corrado, il colonello dei RR.CC. Abrile ed il capitano Bonelli, il presidente della Federazione Combattenti Valtorta, il presidente del Comitato del monumento ai Caduti comm. Giuseppe Bortolotto, con tutto il Comitato; il Segretario politico comm. De Faveri, il comm. Antonio Trentin, il comm. Fabris, i vice podestà cav. Bastianetto, Fornasari e dott. De Faveri, l’avv. Rizzo, il cav. dott. A. Cà Zorzi, i maggiori Castagna Alessandro della Direzione d’Artiglieria di Trieste, Notti Felice del 5. Genio; Peruzzo Francesco, l’avv. Rizzi, il comm. Trabaldi Podestà di Spinea, il tenente della M.V.S.N. ing. Scorzon, il pretore dott.Fabbri anche in rappresentanza del procuratore del Re di Venezia, il capitano Castaldi segretario dell’Unione ufficiali in congedo della provincia di Venezia, il cav. Errera presidente del Nastro Azzurro della provincia di Venezia, il cav. Livio Fabris, segretario capo del Comune, il dott. Costanzo in rappresentanza del R. Provveditore agli Studi, il dott. Ferrari della Federazione agricoltori, e molti altri. Nel piazzale all’interno della stazione il servizio d’ordine è diretto personalmente dal Cav. Rentana, vice Questore, e dal commissario cav. Giorgi. Dirige il servizio della stazione il capo stazione titolare dott. Molina.

L’arrivo del Duca d’Aosta
Cerimonia di inaugurazione della Casa di Riposo e del Monumento ai Caduti (da “La Storia fotografata racconta…” Ennio Mazzon, 2012)

Alle ore 9.35 viene segnalato l’arrivo del treno e pochi minuti dopo giunge il convoglio dal quale discende preceduto dall’aiutante di campo generale Montasini, S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia, salutato da un vibrante applauso dalle autorità.

Il prefetto gr. uff. Bianchetti si avanza e presenta il Podestà comm. Costante Bortolotto che rivolge all’augusto ospite il saluto della città. Il Duca d’Aosta si ferma poi brevemente nella saletta reale della stazione, tutta adorna di velluti e piante, dove gli vengono presentate le autorità.

Preceduto dall’aiutante di campo il Principe si avvia quindi all’uscita. Nella piazza sono schierati i mutilati, i combattenti, l’Associazione del Nastro Azzurro, dei finanzieri in congedo, il fascio ferroviario. All’apparire, l’augusto Principe salutato da entusiastici applausi e da vibranti alalà, mentre la musica cittadina intona la Marcia Reale.

Cerimonia di inaugurazione della Casa di Riposo e del Monumento ai Caduti (da “La Storia fotografata racconta…” Ennio Mazzon, 2012)

Prima di salire in auto, il valoroso Condottiero si sofferma e rivolge alcune domande al mutilato di guerra Cibin Luigi ed al combattente Canever Giuseppe ai quali esprime poi il suo compiacimento per le azioni svolte in guerra. Indi il Duca d’Aosta prende posto in automobile assieme al Podestà commendator Bortolotto, e per via Garibaldi e via Vittorio Emanuele, acclamatissimo dall’immensa folla, raggiunge la piazza del municipio dove è accolto da una nuova ovazione, mentre la musica del Presidio Militare suona la Marcia Reale e la Milizia presenta le armi.

Il Principe Emanuele Filiberto si trattiene nel salone centrale del palazzo municipale e conferisce con tutte le autorità provinciali e locali manifestando la sua ammirazione per le nostre laboriose e patriottiche popolazioni.

Durante il ricevimento, che è durato circa mezz’ora, la folla assiepata nella vasta piazza prospiciente il palazzo municipale chiama fra applausi incessanti l’augusto Principe che ha dovuto affacciarsi al balcone vivamente acclamato.

Il Monumento ai Caduti

Il Monumento ai Caduti in una cartolina degli anni Trenta

Dopo il ricevimento al palazzo comunale il Duca d’Aosta, seguito dalle autorità, tra due fitte ali di popolo acclamante si reca ad inaugurare il monumento ai Caduti. Le tribune erette di fronte al monumento, in una delle quali si trovano le madri e le vedove dei caduti, sono gremite di una folla di invitati. Ai piedi delle tribune sono schierati: un drappello di marinai, un drappello di finanzieri e una centuria della M.V.S.N., numerosi ufficiali dell’Esercito e della Milizia, le Piccole italiane, gli Avanguardisti e di Balilla, una rappresentanza del G.U.F. di Padova con gagliardetto e la musica del Presidio Militare di Trieste.

Sulla scalinata del monumento sono schierati i vessilli delle associazioni madri e vedove dei caduti, mutilati, combattenti, decorati e le bandiere dei comuni del Mandamento di San Donà, Portogruaro e di alcuni della provincia di Venezia, nonché di molti Fasci di combattimento.

La benedizione del Monumento

Cerimonia di inaugurazione della Casa di Riposo e del Monumento ai Caduti. Al centro Mons. Longhin accompagnato da Mons. Saretta (da “Ricordando San Donà” Battistella-Milanese, 1993)

Nel mezzo della via Margherita, prospiciente al Monumento, è costruito il palco reale. Alle 10:30 giunge S.E. il Vescovo Mons. Longhin e subito dopo uno squillo di tromba annunzia l’arrivo del Principe. Mentre i marinai, i finanzieri e la Milizia al comando del tenente della Guardia di Finanza sig. Ivo Borri, presentano le armi, la Piccola italiana Ravazzoli, del corso di avviamento al lavoro, offre a S.A.R. un mazzo di fiori. S.E. Mons. Longhin impartisce quindi la benedizione del monumento mentre vengono scoperte le quattro grandi lapidi sulle quali sono incisi i nomi dei gloriosi caduti.

Dopo la benedizione S.E. Mons. Longhin così parla: « Non è la prima volta che ho l’onore di alzare la mano a benedire in nome di Dio i monumenti che il popolo d’Italia ha innalzati ai suoi gloriosi caduti. Quando i centomila profughi tornarono nelle loro terre tempestate dalle artiglierie nemiche, dimenticarono tutti gli strazi sofferti e ricordarono subito coloro che col sangue e la vita avevano data possibilità di rivedere il loro luoghi. »

Mons. Longhin ha poi continuato rivolgendo fervide parole di omaggio al glorioso Condottiero della Terza Armata e ricordando la resurrezione di San Donà. L’eminente presule ha concluso esaltando il sacrificio dei Caduti per la grandezza della Patria.

Parla il presidente del Comitato

Cerimonia di inaugurazione della Casa di Riposo e del Monumento ai Caduti. Le autorità intervenute, al centro il Duca d’Aosta (da “Ricordando San Donà” Battistella-Milanese, 1993)

Ha parlato poi il presidente del Comitato comm. Giuseppe Bortolotto. « Dodici anni or sono – ha detto l’oratore – nei primi giorni del grigio novembre, dopo la Vittoria radiosa delle nostre armi, si incontravano qui a San Donà il sindaco e l’Arciprete di allora. Il primo veniva dai luoghi del profugato, il secondo giungeva dal territorio invaso. S’incontravano qui, arrivando da diverse strade, per riprendere il loro posto e per fare ciascuno il proprio dovere.

« Ma in quell’ora triste, quando le difficoltà rendevano più misera l’esistenza, il compimento del dovere era particolarmente gravoso. Sulla distruzione della guerra si abbatteva la furia degli elementi. Più aspro era il bisogno e la gente, più delle altre sperduta, invocava gli aiuti, che troppo spesso erano inferiori alle necessità del momento. Lo spettacolo era toccante di pietà e di dolore. Ed allora il Sindaco e l’Arciprete, che sentivano ad un tempo l’angoscia e la responsabilità della situazione, espressero fin da quei giorni il proponimento ed il voto che nulla in avvenire sarebbe stato tralasciato, affinchè le opere di beneficenza, di assistenza e di sollievo avessero presso di noi piena e provvida esplicazione.

« Da quel tempo asili, orfanatrofio, istituti di educazione, opere assistenziali sorsero in San Donà e furono sempre al primo posto nel nostro pensiero e nelle nostre cure. E quando si volle render tributo di onore ai Caduti gloriosi, noi elevammo nel loro nome un asilo per gli indigenti, perché nella tarda età, qui trovino sollievo e conforto.

Giuseppe Bortolotto, Presidente del Comitato per il Monumento ai Caduti, ma già Sindaco e Commissario Prefettizio di San Donà di Piave

« Ora il voto è compiuto. Dopo aver posto in funzione gli altri istituti, inauguriamo oggi, nel nome dei morti la nostra Casa di Ricovero.

« Siamo grati a S.M. il Re perché ha voluto delegare a rappresentarlo S.A.R. il Duca d’Aosta; e siamo grati a Voi, Altezza Reale, perché il Monumento ai Caduti di San Donà di Piave non poteva desiderare sorte migliore di quella di essere inaugurato per l’intervento del Re soldato nella persona del Condottiero della Terza Armata.

« Qui ha benedetto la Casa il Presule della Marca Trevigiana, che durante la guerra stette nella città travagliata come soldato al suo posto ed esercitare l’opera pietosa. Qui sono presenti il rappresentante del Governo e il Podestà di Venezia, la città che stette con coraggio in pericolo sotto le percosse notturne del nemico che voleva colpire e deturpare le sue bellezze. Qui tutti gli intervenuti hanno offerto alla grande guerra un lembo vivente della loro anima un respiro poderoso della loro passione, e tutti rendono con lo spirito intatto, il loro tributo ai 400 caduti di questa nostra piccola gloriosa terra di trincea.

Il nobile omaggio
Il Monumento ai Caduti in una cartolina degli anni Cinquanta (colorata)

« Non con espressioni plastiche o decorative, ma con opere durature di umanità, non con manifestazioni di forma o di parola, ma con fatti materiali di carità e di amore noi onoriamo la memoria di chi tutto donò alla Patria.

« E pare veramente che, come i nostri Capi ci hanno indicato, qui, più che altrove fosse questo il dovere. Qui dove al martirio delle ferite profonde si è aggiunto il dolore dell’invasione nemica, che fu ributtata in disordine dalla riscossa meravigliosa dei Vostri soldati, Altezza Reale. Essi nel nome purissimo Vostro, che è il nome invitto dei Savoia, hanno trovato lo slancio superbo della riconquista. E se eccessive ponderazioni di negoziatori o, peggio, gelosie strane di alleati, non ci avessero sbarrato il cammino, Voi, Altezza Reale, li avreste guidati a segnar patti di armistizio nel cuore della potenza nemica e vinta, affermando così solennemente ciò che la stoltezza e la perfidia si ostina a negarci: la dignità della nostra fatica, la bellezza del nostro sacrificio, la realtà della nostra Vittoria.

« Qui l’omaggio ai Caduti acquista un dolente profumo di nobiltà e dalla rimembranza triste l’anima si affina verso la purità delle opere. Qui incidere nel marmo i nomi degli scomparsi significa, più che negli altri luoghi, segnare nella storia la santità delle imprese di nostra gente. Qui ricordare i Morti significa giurare innanzi a Dio il proponimento, che venne espresso da Benito Mussolini quando, affacciatosi al cospetto della nostra terra devastata, ha esclamato commosso con suo cuore di italiano e di combattente: “ Qui un giorno giunse il nemico; gli Italiani giurano che non ritornerà mai più “.

Il significato del ricordo

« Qui ricordare il nome dei martiri ventenni affondati nelle acque o caduti sulla sponda del fiume consacrato vuol dire veramente inchiodare alla vergogna coloro che offendono la terra materna.

« Questo noi vogliamo far dire al ricordo, che è ricovero ed asilo. Questo è il pensiero dei cittadini di San Donà, che son grati a Vostra Altezza, oltre che per l’intervento augusto di oggi, perché avete voluto degnarVi di accettare la presidenza onoraria del Comitato »

Cerimonia di inaugurazione della Casa di Riposo e del Monumento ai Caduti. Il duca d’Aosta affacciato al balcone (Archivio Arturo Mestre, da “Monumento ai caduti in guerra 1915-1918” R. Gattiboni, 2018)

L’oratore ricorda quindi che all’opera tutti concorsero con slancio. Indi continua:

«  Podestà di San Donà di Piave: Ecco le chiavi di questa Casa di carità e di assistenza. Ve le consegno esprimendo un voto che è convincimento profondo, un augurio che è una valida certezza. Ed è questo: che lo spirito di fraternità che si compendia in quest’opera di ricovero e di conforto, si riaffermi e si rinsaldi, come è sempre stato, pregio e vanto di questa nostra terra modesta e operosa.

L’oratore rivolge quindi un vivo ringraziamento a Mons. Longhin, al Prefetto e al Segretario. Quindi prosegue:

« Altezza Reale : Vogliate degnarVi di deporre dinanzi alla Maestà del Re l’amore sincero di questa popolazione, che, attraverso tutte le vicende, le lotte, la distruzione, la resurrezione, il lavoro e l’aspra fatica ha serbata e serba sempre intatta una fede: La Patria; ha serbata e serba intera una devozione: il suo Re. E al suo Re soldato essa dice di essere pronta a seguirlo e a servirlo sempre ed ovunque per la vita e per la morte. Così dalla sorte dei Caduti sorge un respiro meraviglioso di vita. Così dalla tristezza dei ricordi si sprigiona un’alta, una nobile fierezza. Così lungo le tappe del cammino faticoso segniamo l’orma di un’opera buona, riconsacriamo la dignità di un proponimento severo. Così procediamo sereni perché i destini della gente nostra sono immortali ed eterni, illuminati da un sole che non tramonta, sospinti dalla superba rifiorente energia della nostra giovinezza latina.

« Viva il Re! Viva il Duca d’Aosta! Viva il Duce! Viva l’Italia! ».

Il discorso del Presidente del Comitato è stato vivamente applaudito. Si è levato quindi a parlare il Podestà comm. Costante Bortolotto il quale ha detto:

Il discorso del Podestà
Il Podestà di San Donà di Piave dal 1927-33, già Sindaco dal 1923-25

« Alla vostra presenza, Altezza Reale, che qui rappresentate S.M. il Re, dell’Arcivescovo, di S.E. il Prefetto, delle autorità civili e militari, quale Podestà della cittadina che conobbe tutto il sacrificio ed il martirio della guerra, Podestà già combattente della vostra invitta Armata e Camicia nera della vigilia, mentre ringrazio il Comitato, prendo in consegna questo edificio monumento ai caduti in guerra di San Donà.

« E quivi sul Piave dove tutto è un ricordo del sacrificio dei nostri soldati e dove si sono decise le sorti della guerra, quivi sul fiume Sacro, le cui acque vanno al mare portando ancora con rumore delle onde il canto sublime e solenne dei nostri morti in guerra, quivi più che altrove, questo monumento sarà sprone ed incitamento per i giovani ad amare sempre più l’Italia, a tutti dare per essa, a morire occorrendo sul campo di battaglia come sono caduti gli eroi che oggi onoriamo e ci benedicono e pregano Iddio perché l’Italia fascista, nei confini raggiunti sotto la Casa Savoia, sia sempre più grande, temuta e rispettata. »

Una lunga ovazione accoglie le parole del Podestà. La folla grida: Viva il Re! Viva il Condottiero della Terza Armata! Viva il Duce!

Indi in Duca d’Aosta si reca a visitare la Casa di ricovero dove si intrattiene una quindicina di minuti. Ritorna poi in Municipio acclamato sempre dalla popolazione dopo di aver rivolte alcune parole a madri e vedove di caduti che si trovavano schierate lungo il percorso.

L’emblema alla contessa Ancillotto
Un ricevimento presso il Municipio alla presenza del Duca d’Aosta, fotografato accanto al Podestà Costante Bortolotto, in una delle sue numerose presenze in città durante quel periodo.

In Municipio il Duca d’Aosta, alla presenza delle autorità, del Podestà comm. Bortolotto e del presidente della Federazione del Nastro Azzurro comm. Errera. Consegna l’emblema araldico dell’eroica medaglia d’oro ed asso dell’aviazione Giannino Ancillotto, alla madre N.D. contessa Corinna Ancillotto, che ringrazia commossa l’Augusto Principe.

S.A.R. offre anche alla contessa una propria fotografia con la seguente dedica: A donna Corinna Ancillotto, rievocando con vivo rimpianto la gloria dell’Eroico suo Giannino, che nella Terza Armata durante le tragiche giornate dimostrò slancio sublime e audacia sovrumana. Emanuele Filiberto di Savoia.

La folla intanto si riversa nuovamente nella Piazza Indipendenza dove sono più di diecimila persone che acclamano il Duca d’Aosta, il quale si affaccia fra grandi evviva al poggiolo del palazzo municipale, mentre le Piccole italiane, gli Avanguardisti e i Balilla cantano, accompagnati dalla musica e sotto la direzione delle insegnanti delle scuole elementari, l’Inno al Piave e la Marcia Reale.

La partenza del Principe

Alle ore 12, nella sala maggiore del Comune, S.A.R. ha partecipato ad una colazione intima alla quale erano presenti le più alte autorità civili militari e politiche della provincia.

Alle ore 13.15 il Duca d’Aosta, tra rinnovate manifestazioni di entusiasmo e di devozione della folla e seguito dalle autorità, si è recato alla stazione ripartendo alle 13.30 fra gli evviva dei presenti. »

Il Monumento ai Caduti in una cartolina degli anni Sessanta
I Bortolotto

La famiglia dei Bortolotto ha legato i nomi di molti dei suoi esponenti alla guida amministrativa della Città, sin dal primo Sindaco Giuseppe (1866-72), nonno del Giuseppe qui presidente del Comitato. Lo stesso Giuseppe ricoprì la carica di Sindaco prima della grande guerra e successivamente quella di commissario prefettizio prima a Firenze e poi delegato alla ricostruzione. Quando nel suo discorso nomina “il Sindaco e l’Arciprete” indica sé stesso e Monsignor Saretta. Giuseppe era figlio di Luigi Cesare Bortolotto, figlio del primo Sindaco di San Donà e fratello di Francesco, anch’egli Sindaco di San Donà dal 1885 al 1891. A chiudere il cerchio Costante Bortolotto che di Francesco era il figlio, qui lo ritroviamo Podestà di San Donà, in precedenza era stato Sindaco dal 1923 al 1925. Giusto per chiudere questo dettaglio sulle autorità presenti a questa inaugurazione, il duca d’Aosta Emanuele Filiberto morì l’anno dopo, il 4 luglio 1931 all’età di sessantadue anni. Volle farsi seppellire, al pari di tanti soldati di quella terribile guerra, nel cimitero degli invitti sul Colle Sant’Elia a Redipuglia, per poi essere traslato al Sacrario del Redipuglia quando venne inaugurato nel 1938.

Per approfondimenti: 1. “Monumento ai caduti in guerra 1915-18” di Roberto Gattiboni (Passart Editore, San Donà di Piave, 2018); 2. Archivio “La Gazzetta di Venezia”; 3. “S. Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e Passarella” di Mons. Dott. Costante Chimenton, 1928); 4. “Il monumento all’aviatore Giannino Ancillotto (1896-1924)” di Chiara Polita (Tipolitografia Colorama, 2010); 5. “La grande guerra degli ultimi” di Chiara Polita (Mazzanti Libri, 2015); 6. “Cent’anni di carità” di Marco Franzoi (Digipress Book, 2020); 7. “Il disegno della città tra utopia e realizzazione” di Dino Casagrande e Giacomo Carletto (Tipolitigrafia Colorama, 2002)