San Donà alla fine dell’Ottocento era una cittadina in grande sviluppo. Posta nella parte bassa del corso della Piave, da sempre il suo territorio era stato ostaggio delle ire del fiume come anche degli ampi terreni paludosi. Non sempre la convivenza fu semplice, con gli abitanti di quelle terre impegnati in una lotta continua per riuscire a strappare del terreno utile alla coltivazione, fare i conti con le malattie e riuscire al tempo stesso a sfamare le proprie famiglie. Le bonifiche e i miglioramenti strutturali della città portarono ad un aumento demografico notevole, ciò non di meno anche in quegli anni Ottanta le inondazioni si succedettero e se da un lato le opere pubbliche sostennero il territorio dall’altro il fenomeno dell’emigrazione non fu secondario con tante famiglie che in cerca di miglior fortuna si misero in viaggio verso altre nazioni, verso altri continenti.
La famiglia Adami
Non si sa se la famiglia di Giovanni Battista Adami e di sua moglie Ernesta Clerici fosse originaria di San Donà o vi fosse arrivata per esigenze lavorative, ma in quei primi anni Settanta del secolo Ottocento due delle loro figlie nacquero a San Donà. Il 20 ottobre 1873 nacque Osanna Ernesta Margherita Maria e il 16 marzo 1875 fu la volta di Beatrice Margherita Maria. Quel che è certo è che qualche tempo dopo la famiglia Adami emigrò in Argentina, stabilendosi nella zona di Buenos Aires.
Beatrice detta Bice
La protagonista della nostra storia è Beatrice, o come meglio era conosciuta e come lo sarà in seguito Bice. Le radici italiane erano un qualcosa che chi emigrava non abbandonava mai e quella bambina divenuta ragazza quel suo sentirsi italiana lo ritrovò nel canto. Sotto la guida del maestro Stiattesi il suo talento venne esaltato a tal misura che nel 1896 debuttò come soprano al Teatro Politeama Argentino a Buenos Aires. A ventuno anni la strada di Bice Adami era oramai tracciata e presto intraprese la via del ritorno quando nel 1898 ottenne una scrittura nella Compagnia di Opera Italiana. Ad Amsterdam interpreterà Nedda nell’opera “Pagliacci” e Santuzza nella “Cavalleria rusticana”, ma soprattutto in quella compagnia ebbe modo di conoscere il baritono Ferruccio Corradetti che divenne presto suo marito.
Ferruccio Corradetti
Marchigiano di San Severino Marche, Ferruccio Corradetti si trasferì presto a Roma e dopo degli inizi come giornalista scoprì le sue doti di canto grazie al maestro Faini. Il suo debutto come baritono avvenne nel 1892 a Roma nel “Campanello dello speziale” di Donizetti. Ebbe sin da subito un ottimo successo e quando si incontrò ad Amsterdam in palcoscenico con la sua futura moglie Bice godeva già di grande fama, in carriera fu particolarmente apprezzato nel “Barbiere di Siviglia” e nel “Don Pasquale”.
Bice Adami Corradetti
Bice adottò entrambi i cognomi e alla pari del marito anche la carriera di Bice Adami Corradetti proseguì con successo: fu la Mimi in “Bohème”, la Manon in “Manon Lescaut”, la Nedda in “Pagliacci”, la Fedora nell’omonima opera. Il 17 gennaio 1901 fu tra i protagonisti della prima in assoluto di “Le Maschere” di Pietro Mascagni che in quel giorno venne rappresentata in contemporanea in sei teatri dell’opera italiani. Al teatro Costanzi di Roma fu lo stesso Pietro Mascagni a dirigere l’opera nella quale Bice ebbe il ruolo di Colombina, mentre Ferruccio Corradetti ebbe quello di Tartaglia. Quell’opera del Mascagni in seguito non rappresentò uno dei massimi successi del compositore, ma in quella prima romana ottenne dei favori del pubblico ben superiori a quelli ottenuti negli altri cinque teatri.
La gioia e la separazione
Entrambi i coniugi Corradetti proseguirono le loro carriere, lui in chiave più internazionale mentre lei fu più legata ai teatri italiani, cantando talvolta nella stessa opera. Il 19 marzo 1904 il lieto evento della nascita della figlia Iris suggellò la loro unione nella vita. L’arrivo della figlia inevitabilmente comportò un minore impegno operistico per Bice, che contemporaneamente iniziò quello dell’insegnamento. Qualche anno dopo arrivò però la separazione da Ferruccio Corradetti che nel 1913 si trasferì negli Stati Uniti dove continuò la sua carriera e dove sposerà in seconde nozze Anna Lisarelli. Anche lui in seguito si dedicò all’insegnamento e divenne un apprezzato critico musicale. Ferruccio Corradetti morì a New York il 19 giugno 1939, all’età di 72 anni.
Iris Adami Corradetti
Dedicatasi all’insegnamento nella Milano dove scelse di vivere, Bice avrà come principale allieva proprio la figlia Iris che aveva pienamente ereditato le doti canore dai due genitori seppur celate inizialmente da degli studi da pianista. Poi nella Milano dei salotti di quei tempi in cui erano facili gli incroci con i più grandi artisti dell’epoca, un’audizione come cantante con il maestro Arturo Toscanini le aprì le porte dei palcoscenici. Come la madre anche lei mantenne il doppio cognome e come Iris Adami Corradetti debuttò da soprano il 25 novembre 1926 al “Teatro Dal Verme” a Milano nel ruolo di Coralito nell’opera “Anima Allegra” di Vittadini. Ne seguì una carriera intensa e ricca di soddisfazioni che partendo inizialmente dal Teatro alla Scala di Milano vide Iris cantare in tutti i migliori teatri dell’opera italiani fino al 1942. Impegni che divennero minori durante e dopo la guerra, l’ultimo suo impegno operistico fu il 4 gennaio 1951 a Padova nel ruolo di Desdemona nell’Otello di Verdi. Come in un girotondo della vita Bice che era partita dalle rive del Piave aveva poi scelto di vivere come la figlia a Padova, dove morì il 3 novembre 1969 all’età di 94 anni. La figlia Iris è mancata invece il 26 giugno 1998, e come la madre morì a Padova a 94 anni.
Per approfondimenti: 1. « Iris Adami Corradetti, tra storia e critica » di Paolo Padovan (Bongiovanni Editore, Bologna – 1977)