Louis Robert de Beauchamp, l’aviatore francese a cui San Donà diede una medaglia

Louis Marie Maurice Georges Robert de Beauchamp

Dagli oggetti talvolta scaturisce una storia che nel suo prender forma quasi incanta. La nostra è una storia che dal luccichio dell’argento riemerge lenta e subito si dipana grazie ad una data che lega un episodio della prima guerra mondiale alla nostra San Donà di Piave. Non è il fronte verso cui andavano i nostri soldati il palcoscenico dell’episodio accaduto il 17 novembre 1916, la nostra storia cala dal cielo e ha un accento spiccatamente francese. La sorpresa di chi avrà visto sbucare tra le nuvole l’aereo di questo sconosciuto capitano sarà stata come minimo pari a quella che abbiamo provato noi a veder prima e toccar con mano poi la medaglia dalla quale ci siamo incamminati per ricostruire la storia del nostro protagonista.

Il capitano Louis Robert de Beauchamp
Louis Robert de Beauchamp (da sinistra), con i fratelli Marie Michel e Hubert assieme alla madre Valérie Marie Antoinette Turquet

Il protagonista dell’episodio che andremo a raccontare è un capitano dell’aviazione francese dagli infiniti nomi: Louis Marie Maurice Georges Robert de Beauchamp. Nato a Senlis nell’alta Francia nel 1887, era figlio del visconte Marie Louis Michel Maurice Robert de Beauchamp, capitano del 9° Reggimento Corazzieri, e di Valérie Marie Antoinette Turquet. La madre morì il 4 maggio 1897, fu una delle vittime del furioso incendio che colpì “Le Bazar de la Charité” a Parigi, un’istituzione benefica dove morirono 120 persone, un evento che scosse fortemente tutta la Francia. Il giovane Louis e i suoi due fratelli rimasero così orfani di madre sin dalla tenera età. Louis seguì le orme del padre e entrò presto nell’accademia militare di St. Cyr nella regione della Loira. Quel giovane votato alla cavalleria ben presto trovò nell’aviazione la sua aspirazione più grande, arruolatosi nel 1908 nell’ottobre 1912 virò deciso verso l’aviazione ottenendo il brevetto di pilota civile e l’anno seguente quello di pilota militare.

La guerra è alle porte

Il Nieuport 16, uno degli aerei della squadriglia MS 23 (immagine dal sito dedicato alla squadriglia)

Allo scoppio della guerra il capitano Beauchamp si ritrova subito in prima linea. Il fronte franco-tedesco è stato tra i più cruenti di tutta la guerra mondiale. Le fanterie nelle trincee e il fuoco continuo delle artiglierie divennero sin da subito il cruento spartito di una guerra di posizione nella quale l’aviazione si ritagliò un ruolo importante. Dal cielo gli aerei esploravano il terreno circostante, attaccavano con mitragliatrici e bombe le difese avversarie e soprattutto contrastavano i palloni di osservazione chiamati Drachen che davano sempre informazioni importanti alle artiglierie per colpire le linee avversarie. Il capitano Beauchamp si mise in mostra in una operazione di bombardamento già nel novembre 1914, mentre per l’abbattimento di un Aviatik C avvenuto il 4 febbraio 1915 si meritò una menzione speciale: « Il 4 febbraio 1915 con l’abilità e la precisione delle sue manovre eseguite sotto il fuoco rotolante dell’artiglieria nemica, permise all’ufficiale osservatore da lui guidato, di causare con il suo fuoco (moschettone), la caduta di un biplano nemico dopo una breve lotta ».Il 10 ottobre accadde un episodio che dà il senso del coraggio del capitano Beauchamp. Uscito in missione, combattè contro quattro aerei tedeschi consumando interamente la sua dotazione di munizioni delle mitragliatrici (450 colpi), sulla via del ritorno venne affrontato da un aereo tedesco armato di due mitragliatrici. Il capitano Beauchamp pur senza munizioni virò puntando diritto verso l’aereo tedesco, colto di sorpresa dalla manovra il pilota tedesco ignorando che Beauchamp fosse in realtà disarmato si ritirò.

La nomina a comandate di squadriglia

7 dicembre 1916 Il capitano Beauchamp (il secondo in piedi da destra), alla sua sinistra il tenente Daucourt (tratta rivista “L’Aérophile” 1-15 dicembre 1916)

L’8 dicembre 1915 divenne il comandante della squadriglia MS 23 e prese parte alla lunga battaglia di Verdun dove per mesi i francesi resistettero a caro prezzo all’offensiva tedesca. La battaglia di Verdun è ricordata come uno dei più cruenti eventi bellici della storia, negli opposti fronti furono 700mila i caduti in battaglia in quei lunghi mesi. Tante le operazioni nelle quali il capitano Beauchamp fu protagonista. Nel maggio comandò una missione a cui parteciparono anche dei piloti di altre squadriglie per andare a colpire un gran numero di drachen di osservazione. Gli otto piloti partirono in missione su dei Nieuport 16 portando a termine con successo l’operazione. Vennero abbattuti sei drachen, pur lamentando la perdita di un Nieuport dopo un combattimento aereo. Sono numerose le menzioni che il comandante Beauchamp ottenne per le sue missioni, citazioni che comparivano nei comunicati del comando francese e che valevano quasi un’onorificenza tanto era il prestigio che creavano attorno al protagonista.

L’impresa di Essen, una missione con un volo di oltre 700 chilometri

Il capitano Beauchamp in una rara fotografia a colori con il Sorwith 1B1 prima della missione verso Essen (Getty Image)

Tra i pionieri dei voli di esplorazione con rilevamenti fotografici e dei voli notturni, nel settembre 1916 il capitano Beauchamp compì la prima delle operazioni a lungo raggio che lo caratterizzò. Assieme al tenente Daucourt a bordo di due Sopwith 1B1 armati delle sole bombe, il capitano Beauchamp partì per una missione che aveva come obiettivo le fabbriche di armamenti Krupp ad Essen. Un’operazione azzardata data la distanza e il viaggiar attraverso dei territori nemici ma dall’alto valore simbolico e che vide i due piloti coronare questa loro missione con successo. Saranno dodici le bombe sganciate su Essen dopo un viaggio lunghissimo ad alta quota che per i mezzi dell’epoca era un’assoluta novità. Un’impresa che fu celebrata con grande risalto dalla stampa dell’epoca.

17 novembre 1916, De Beauchamp in missione a Monaco di Baviera

La seconda missione impossibile è relativa proprio alla nostra storia. Questa volta il capitano Beauchamp partì in solitaria verso Monaco di Baviera e grande fu il risalto sui giornali dell’epoca. Proponiamo per l’intero l’articolo a firma Gino Piva pubblicato sia su “La Stampa” di Torino che sul “Resto del Carlino” di Bologna:

Il Sopwith 1B1 “Ariel” del capitano de Beauchamp prima della missione verso Monaco di Baviera

I particolari del formidabile viaggio aereo del capitano De Beauchamp

 « Ieri sera ci giungeva notizia che ai borghi del paese di San Donà di Piave, nell’antico agro altinate, ad una trentina di chilometri a nord di Venezia, era atterrato in buone condizioni un aereoplano Nieuport (ndr Sopwith) che aveva a bordo un unico aviatore, il capitano francese De Beauchamp. Tosto si ebbero i ragguagli intorno all’atterramento ed al volo compiuto dall’arditissimo aviatore, ragguagli sui quali si potrebbe costruire il tessuto di uno dei più romanzeschi episodi dell’aviazione. Il capitano Beauchamp, giovane e brillante ufficiale, che proviene dai cacciatori, si era offerto volontariamente di eseguire un bombardamento di rappresaglia su Monaco di Baviera, quale risposta al bombardamento aereo compiuto sulla città aperta di Amiens dagli aviatori tedeschi ».

Dai campi della Marna

« Lo straordinario volo era stato a lungo preordinato. Il capitano Beauchamp, compiuta la sua missione su Monaco, avrebbe dovuto dirigersi verso le alpi ed entrare in Italia per prendere terra a Venezia. Erano stati avvertiti di questo volo tutti i nostri posti antiaerei ed i campi di aviazione onde lo svelto apparecchio francese non fosse scambiato per un apparecchio nemico. Prese tutte le opportune predisposizioni, in condizioni metereologiche tutt’altro che rassicuranti, il capitano Beauchamp lasciava terra alle sette e mezza di ieri, 17 corrente, da un campo di aviazione dell’alta Marna. La partenza si effettuava nel più perfetto orario. Sembrava che nessuno dubitasse che l’aviatore avrebbe fatto tutto quanto si fosse proposto. I saluti dei camerati furono brevi ed augurali. L’apparecchio nelle brume del primo mattino spiccò il volo dai campi della Marna e si sottrasse tosto, dirigendosi verso nord-est, agli sguardi dei rimasti che ne seguivano il volo con intensa emozione ».

La prima pagina dell’Excelsior del 19 novembre 1916 che venne dedicata alle imprese di Essen e Monaco

Il volo ed il bombardamento

« Dall’alta Marna, per Colmar, la Foresta Nera, il Wurtemberg raggiungendo quote dai 1000 ai 3000 metri, il capitano Beauchamp, si diresse sopra Monaco, eludendo la vigilanza delle guardie antiaeree. Egli filava diritto e sicuro verso il cielo tedesco, tenendo sempre una grande altezza. La temperatura era bassissima ed oltremodo gelide erano le correnti che l’aviatore andava incontrando. L’impresa in qualche momento sembrava diventare disperata; ed in quei momenti critici il capitano Beauchamp faceva più che mai appello alla eccezionalità delle sue forze fisiche e morali. Grande era l’impegno che egli si era assunto e sempre più grande sembrava diventare quanto più diventava avverso lo spazio in cui la macchina aerea si librava. Verso mezzogiorno Beauchamp era in vista di Monaco. Il solitario e temerario sparviero veniva salutato da numerosi colpi di cannone. Ma nulla ormai poteva più trattenerlo. A bordo dell’aeroplano erano agganciate sei bombe ad alto esplosivo; e quando l’apparecchio, dopo essersi abbassato, si trovò sopra la principale stazione ferroviaria della città, le sei bombe furono lasciate cadere. L’aviatore riferisce che gli effetti furono visibilissimi. L’operazione fu rapidamente compiuta, quindi – nonostante l’allarme – l’apparecchio prese quota dirigendosi verso sud-est ».

L’aereo Sopwith 1B1 “Ariel” del capitano Beauchamp dopo l’atterraggio a San Donà di Piave (tratta da La Guerre aérienne illustrée)

L’atterramento a San Donà

« Gettatosi lungo l’Inn per la valle volò su Innsbruck da dove per la valle dell’Eisach, passato il Brennero, sospeso sul territorio alpino, candido di nevi, filò verso il mare. Questa era la meta. I profili terrestri poco si distinguevano nella foschia della giornata piovosa e nevosa; ma il luccicore delle paludi e la striscia bianca del mare si rilevavano facilmente. Il capitano Beauchamp oramai vedeva l’Italia; vedeva tutta la laguna nostra. Gli parve di essere già sopra a Venezia. Il Basso agro del Piave infatti, visto dall’alto, dà facilmente questa illusione. Il volo dunque era compiuto. Non c’era che da atterrare. Ed il capitano Beauchamp con l’animo pieno di legittimo orgoglio fu accolto entusiasticamente dai nostri ufficiali che avvertirono del glorioso arrivo il comandante la piazza di Venezia. Il capitano Beauchamp nella serata si recava a Venezia per riferire i particolari del suo meraviglioso viaggio aereo al comandante De Challange della squadriglia di aviazione francese ».

L’aereo Sopwith 1B1 “Ariel” del capitano Beauchamp dopo l’atterraggio a San Donà di Piave (tratta da La Guerre aérienne illustrée)

La versione del Gazzettino

Sulle pagine del Gazzettino di Venezia il viaggio in direzione Italia lo diedero frutto di necessità piuttosto che di programmazione: «….Compiuta la sua missione, inseguito da numerosi apparecchi nemici e sorpreso da un violento temporale, il valoroso aviatore s’elevò fino ad una altezza di quattromila metri. Stimando per le condizioni atmosferiche quasi impossibile il ritorno alla sua sede decise di portarsi in Italia e dirigendosi verso sud, attraversò le Alpi inseguito fino al Brennero dai numerosi velivoli tedeschi. Dopo un’ora e tre quarti di volo, da Monaco, vide il cielo alquanto rischiararsi, le nubi diradandosi gli lasciarono intravedere il mare. Allora decise di scendere. Come è noto, il capitano De Beauchamp prese terra a poca distanza da San Donà di Piave ».

La permanenza a Venezia
Il capitano Beauchamp a sinistra, alla sua destra il tenente Daucourt (cartolina originale)

Dopo essere atterrato nei pressi di San Donà di Piave il capitano Beauchamp si trasferì a Venezia dove era già di stanza una squadriglia di aerei francesi in supporto a quelli italiani. Nella domenica successiva all’impresa la Gazzetta di Venezia segnalò la sua presenza assieme a quella dei diplomatici francesi e alla pari di quella delle più importanti rappresentanze diplomatiche alleate, in occasione della grande cerimonia tenuta in piazza San Marco per la consegna di numerose onorificenze ai militari italiani che si erano distinti in combattimento, molte di queste alla memoria. Probabilmente lo stesso Beauchamp in quella occasione venne insignito di una medaglia da parte dei comandi italiani, essendo la stessa genericamente citata nel suo palmares. Il capitano ripartì alla volta di Milano mercoledì 22 novembre assieme alla moglie che nel frattempo lo aveva raggiunto, così ne dà notizia la Gazzetta di Venezia: « … A quell’ora alla stazione il pubblico era assai numeroso ed il capitano, che era entrato nel buffet, venne subito riconosciuto e fatto segno ad una calorosa manifestazione. Circondato dalla folla plaudente attraversò l’atrio e quando il treno per Milano si mosse applausi vivissimi lo salutarono. Egli ringraziò sorridendo e salutando modestamente ».

Una medaglia d’argento, la sorpresa della nostra storia
La medaglia d’argento coniata dal Comune di San Donà di Piave in ricordo dell’impresa del capitano Beauchamp

La pietra d’inciampo di quella impresa che ha dato lo spunto per ritrovarne la storia è una stata una medaglia d’argento che la Città di San Donà di Piave coniò per ricordare l’evento e chissà, consegnarla al protagonista. Il come, il dove o il quando è rimasto tra le pieghe della storia ma vi è la concretezza di questa medaglia oggi recuperata e tornata a San Donà. Nel lato principale lo stemma di San Donà di Piave, la data e il ringraziamento a Louis De Beauchamp, la citazione dell’aereoporto di partenza Belfort, l’oggetto della missione Monaco di Baviera e l’imprevista destinazione finale San Donà di Piave. Sul retro stilizzato l’uomo che vola armato con una bomba come un’aquila oltre le Alpi … fino a quel luogo vicino alle sponde del Piave, tra mare e laguna chiamato San Donà e che per quell’impresa ebbe un risalto internazionale.

Il retro della medaglia d’argento coniata dal Comune di San Donà di Piave in ricordo dell’impresa del capitano Beauchamp
Per il capitano Beauchamp l’onorificenza francese più prestigiosa
Il generale Robert Georges Nivelle

Louis Robert de Beauchamp tornato in Francia si ritrovò nuovamente immerso nell’infinita battaglia di Verdun, giunta ormai ad una svolta. Il giorno 12 dicembre 1916 per le sue imprese di Essen e Monaco di Baviera gli venne consegnata la coccarda della Legione d’Onore dal generale Robert Georges Nivelle, comandante dell’intero settore di Verdun e che il giorno dopo sarebbe stato egli stesso nominato comandante in capo dell’esercito francese. Questa la motivazione della Legion d’Onore: « Ufficiale del più grande coraggio. Posto alla testa di uno squadrone dell’esercito, ha mostrato durante la battaglia di Verdun, eccezionali qualità di ritmo, iniziativa e spirito. Nelle missioni di ricognizione così come nelle missioni di caccia, ha costantemente dato ai suoi piloti i migliori esempi di coraggio riflessivo e senso del dovere. Riuscì per primo ad organizzare ed eseguire bombardamenti a lungo raggio, dimostrando, nel compimento di queste missioni, energia, tenacia e audacia senza pari. ».

Il destino di un eroe semplice
I resti dell’aereo del capitano de Beauchamp precipitato nei pressi di Verdun (fotografia originale)

Poche sono le vicende di guerra che sono legate ad un lieto fine. Ad un mese da quella missione che lo aveva portato sino a San Donà di Piave, il 17 dicembre 1916 il capitano Beauchamp s’alzo in volo con il suo Sapd 7 alle ore 15.00. Dopo aver inseguito un aereo nemico venne attaccato da altri tre aerei tedeschi e, come sempre, Beauchamp non negò loro battaglia. Colpito ripetutamente virò verso le linee francesi cercando di atterrare vicino il bosco di Vaux-Chapitre nei pressi di Vaux-devant-Damloup a pochi chilometri da Verdun. Impervio il terreno scelto, il capitano venne sbalzato fuori dall’aereo, subito soccorso, le ferite inferte dalle pallottole delle mitragliatrici tedesche non gli lasciarono scampo. Colpito alla testa e con l’arteria del braccio recisa, l’esser riuscito a portarsi nei pressi delle linee francesi era stato il suo ultimo atto glorioso. Attoniti i suoi compagni d’arme che vanamente ne avevano atteso il ritorno alla base. Presso l’aeroporto della squadriglia venne allestita la camera ardente. Il funerale venne celebrato solennemente il 20 dicembre 1916 – come scrisse una rivista dell’epoca – « …in mezzo ad un pubblico di valorosi che piansero tutti il grande condottiero, l’eroe immortale che avevano appena perso e che non può essere vendicato in quanto era il più glorioso tra tutti ».

I fratelli Beauchamp caduti per la Francia
La lapide dedicata ai caduti al cimitero di Lignac che ricorda tra gli altri anche i tre fratelli de Beauchamp

Le spoglie di Louis Marie Maurice Georges Robert de Beauchamp riposano ancor oggi presso la tomba di famiglia a Saint-Julien l’Ars, un piccolo paese a pochi chilometri da Poitiers nel dipartimento di Vienne nella regione odierna della Nuova Aquitania (con capoluogo Bordeaux). Lì sono ricordati anche i suoi fratelli Hubert Marie Henry (sottotenente di fanteria morto nel 1915 sulle trincee di Ypres in Belgio) e Marie Michel Pierre Jean (sottotenente di aviazione morto in combattimento nel 1918 a  Oulchy-le-Château), un’intera famiglia caduta per la Francia. Nel 2016 è stato celebrato il centenario dalla sua scomparsa, a cui oggi aggiungiamo anche il nostro ricordo.

La fotografia pubblicata da La Nouvelle Republique in occasione del centenario dalla morte di Louis Robert de Beauchamp, nell’immagine la tomba di famiglia a St. Julien l’Ars
Il Capitano De Beauchamp in una immagine apparsa su « La Guerre aérienne illustrée » del 7 dicembre 1916, autografata

Per approfondimenti: 1. « L’illustration » rivista del 23-30 dicembre 1916; 2. « Excelsior , Journal Illustré Quotidien » Dimanche 19 novembre 1916; 3. Escadrille MS-23, sito dedicato alla squadriglia MS23; 4. « La Nouvelle republique », articolo dedicato alla commemorazione del centenario dalla morte; 5. « Huffpost », articolo dedicato alla tragedia del Le Bazar de la Charité; 6. « Gallica », articolo dedicato a Louis Robert de Beauchamp. 7. «Archivio storico La Stampa », l’articolo del 20 novembre 1916.