Plateo, alle origini della Storia

La copertina dell’edizione del 1969

Nel 1907 venne pubblicato il libro “Il territorio di S. Donà nell’agro d’Eraclea” di Teodegisillo Plateo. Oltre un secolo fa la passione e la ricerca dell’allora segretario comunale di San Donà di Piave aveva prodotto un libro che nei decenni a venire verrà poi utilizzato a piene mani da quanti s’inoltrarono nella storia di queste zone, non ultimo Mons. Costante Chimenton per il suo “San Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e Passarella” del 1928. Una storia segnata spesso da un grande protagonista quale il fiume Piave, o come in Veneto si era soliti utilizzarla in forma femminile, la Piave. Una matrigna tante volte irosa con le sue inondazioni e suoi cambi di corso che i veneziani cercarono di domare per salvare la laguna e che per secoli vedrà tutto il tratto compreso tra il Piave e il Tagliamento prigioniero tra terra e mare di una terra di mezzo paludosa, oggetto per secoli di lunghe bonifiche. Una lotta per la sopravvivenza accanto al fiume che nell’arco della sua storia ha visto sorgere come sparire tanti centri urbani e tra i cui abitanti ci furono anche coloro che trasferendosi nelle isole della laguna contribuirono alla nascita di Venezia.

La lapide presente presso il cimitero di San Donà di Piave

La prima edizione del libro è del 1907, ma tanto fu l’interesse che fu nuovamente stampato nel 1936. Negli anni sessanta lo stesso Comune di San Donà di Piave, allora guidato dal Sindaco Dott. Franco Pilla, ne ha pubblicato due edizioni successive nel 1963 e nel 1969. Oggi è possibile trovare anche una edizione on line scaricabile in pdf di “Il territorio di S. Donà nell’agro d’Eraclea” ma indubbiamente lo sfogliare l’edizione cartacea, fosse anche solo delle ultime edizioni, ha tutto un altro fascino.

Il Nobile Cavaliere Teodegisillo Plateo è ricordato in una lapide nel cimitero di San Donà di Piave lungo il muro destro proseguendo dall’entrata principale, nella zona dove vi sono anche molte lapidi recuperate nel vecchio cimitero dopo le distruzioni della prima guerra mondiale. Era nato il 13 dicembre 1839, morì il 16 novembre 1909 quasi settantenne. Una presenza costante nella San Donà di Piave dell’epoca quando in qualità di segretario comunale dal 1879 ebbe modo di redigere tanti atti comunali, non ultimo quello di nascita di Giovanni Guido Agostino Ancillotto, detto Giannino, eroe nazionale durante la prima guerra mondiale e a cui è dedicato il monumento in Piazza Indipendenza.

Parte dell’atto di nascita del 18 novembre 1896 di Giannino Ancillotto redatto dal segretario comunale Teodegisillo Plateo
La prefazione di Teodegisillo Plateo (1907)

Alla rappresentanza comunale di San Donà di Piave in segno di gratitudine – l’autore offre questo tenue lavoro – ispirato dal vivo affetto che lo lega al paese.

Nella parte orientale del territorio di S. Donà di Piave e in quella occidentale del limitrofo territorio di Grisolera in antico esisteva l’isola Melidissa, trasformata in penisola verso la metà del secolo VI dell’era volgare e più tardi in città marittima col nome di Eraclea.
Distrutta Eraclea al principio del secolo IX e riedificata in parte quando era ridotta a luogo di terraferma, prese il nome di Cittanova.
Nel territorio eracleese esistè pure una borgata importante col nome di Fines, situata dove oggi si trova S. Donà.
Molti scrittori hanno accennato a queste città e borgate distrutte nel cantare le glorie della Venezia adulta e per vantar le bellezze artistiche della fata delle lagune, ma ben pochi si sono occupati diffusamente della Venezia fanciulla che fu prima a scorgere negli spazi infiniti del mare il suo grande avvenire.
Io ho raccolte e coordinate varie notizie da fonti diverse, sparse quà e là, ho tenuto conto delle poche vestigia di edifizi, di strade romane e di alcuni frammenti di statue, di qualche colonna spezzata, di iscrizioni sepolcrali, indecifrate, di altre iscrizioni lapidee, delle ossa umane e di alcune monete dissepolte, per rendere il modesto lavoro meno incompleto.
Lo studio abbraccia 18 secoli e mira principalmente a ricordare che la terra in cui viviamo fu abitata da un popolo industre, nato alla vita libera, degno di grandi destini, che questo popolo conobbe la potenza del lavoro e del traffico prima degli anglo-sassoni; che Eraclea raccolse gli avanzi gloriosi della civiltà greca e latina, e che ai figli d’Eraclea e loro discendenti spetta il vanto d’aver innalzata la repubblica marittima agli splendori di Sparta e di Roma.
Mira poi a ricordare Melidissa, Cittanova, Fines, nonché la fondazione, le vicende e i progressi di San Donà coi pochi particolari consentiti dalla brevità del lavoro.
E’ uno studio d’occasione (¹) ispirato dall’affetto che mi lega a S. Donà e dal desiderio che possa invogliar altri, di me certo più competenti, a far qualche cosa di meglio.
S. Donà. Settembre 1907
TEODEGISILLO PLATEO
(¹) Per il XXV anniversario della fondazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso “G. Garibaldi”

La prefazione dello storico Adriano Augusto Michieli nell’edizione del 1936

Ventinove anni fa, per cura del Sig. Teodegisillo Plateo, Tenente Colonello degli Alpini della Riserva, Segretario del Comune di San Donà di Piave, usciva in Oderzo, pei tipi della Ditta Bianchi, questo libro di storia, oggi da tempo del tutto esaurito, che ora qui si ristampa per pio, generoso desiderio della Vedova che intende in tal modo onorare e ricordare il suo caro trapassato e di recare insieme un nuovo contributo di bene a quella benefica istituzione di assistenza e previdenza sociale, a cui, fin dalla edizione delle sue pagine, l’Autore intese giovare.
La nuova edizione del libro, che ripete in tutto la prima, si raccomanda poi al lettore, non solo per queste due nobili e generose ragioni, ma per quella del suo contenuto storico, che non cessa, pur nelle nuove vicende presenti dell’Italia nostra, di avere un suo particolare, spiccato interesse.
La storia è fonte perenne di luce e richiamare ogni tanto chi vive alle sue vicende passate non è mai vana fatica, perchè dal passato escono insieme il presente e l’avvenire e sì l’uno che l’altro possono trarre sempre da esso – quando si sappia saggiamente interpretarlo – insegnamenti e consigli non disprezzabili.
Le vicende che il rimpianto Plateo rievocò nelle sue diligenti pagine, sono vicende remote e lontane, ma sono vicende delle nostre care terre venete riconsacrate anche di recente dal sangue dei nostri valorosi soldati che, immolandosi tra i canneti e la fanghiglia dell’antico agro o nelle belle campagne bonificate, rifatte palude con la rottura delle idrovore, salvarono nel 1917-18 Venezia e l’onore dell’Italia.
Egli espone di fatto nel suo libro la storia del territorio di San Donà dai tempi più antichi al 1900, basandosi su quanto le storie e i documenti allora più autorevoli narravano in proposito, ma non si limita – onor suo – a riassumere quanto avevano detto in proposito, i più noti storici della regione, ma si vale pel suo racconto di molte fonti nuove, pazientemente rintracciate negli Archivi, nei Musei, nelle Raccolte Private e – ciò che più contava – dato il tema – sul terreno. Questo, perché, come dimostrano i più recenti studiosi di storia lagunare e per primo il rimpianto Giuseppe Pavanello, anche i documenti più autorevoli poco dicono se non sono controllati sul posto con pazienti sopralluoghi che possono chiarire le antiche variazioni topografiche e i più vetusti rimasugli di argini, di strade e di abitati finora messi in luce o per fortuite circostanze o con appositi scavi.
Le pagine del Plateo, nonostante ch’egli non fosse uno specialista di studi storici, ma soltanto una persona colta e curiosa del passato del suo paese, conservano, quindi, anche con le loro lacune, molti pregi e fra essi soprattutto quello dell’entusiasmo col quale furono scritte e messe insieme.
Sulle prische terre venete di cui parla questo libro uscirono dopo il 1907, con apparati ben più larghi di erudizione e di documenti, gli studi del Lazzarini, del Pavanello, di Roberto Cessi, del Kretschmayr ecc. ; sullo stesso San Donà furono pubblicati dopo la guerra non poche memorie e studi assai interessanti, tra cui l’ampia, nota opera di Mons. Costante Chimenton, ma il libro del Plateo ha il merito di avere popolarizzato in forma facile ed onesta quanto egli aveva raccolto ai suoi tempi sulle vicende del territorio di San Donà dagli studiosi più autorevoli e dalle sue accurate, pazienti, amorevolissime «passeggiate» nell’agro.
Agro ispiratore di storia, in cui i fiumi sapientemente arginati e i canali d’irrigazione e di bonifica aperti nel verde d’una feconda campagna parlano a chi sa interrogarli del mare vicino e delle prime opere degli euganei e dei romani, dei veneti della Serenissima e di quelli più recenti e presenti dell’Italia nostra, inesauribile creatrice di solchi e di focolari.
E’ da Eraclea che partì alla conquista dell’estuario la consociatio lagunaris ed è da San Donà, sorta non per caso nel suo territorio, che si iniziò la redenzione delle paludi circostanti con le «cave» antiche e novissime di questa nostra Patria benedetta, che si rinnova sempre e va sempre più avanti, creando e ricreando in forme nuove ciò che le detta la sua anima romana, qui, sul nostro suolo e in tutte le terre, anche più lontane, ove i suoi figli sudano e combattono.
21 aprile 1936
ADRIANO AUGUSTO MICHIELI