«Le interviste ritrovate»: Quando circa quindici anni fa iniziammo a raccogliere il materiale per il libro sul San Donà, le interviste potevano essere una chiave del racconto della storia biancoceleste. Poi assunsero un ruolo minore e divennero parte del racconto dell’annata. Ora alcune di quelle interviste sono tornate alla luce, la seconda….
di Giovanni Monforte
Di lui dicono sia stato ” il miglior terzino sinistro che abbia vestito la casacca biancoceleste “. Un giocatore che per intelligenza e capacità di diventare punto di riferimento per i compagni, si può dire abbia anticipato di vent’anni l’essenza stessa del ruolo del terzino. Stiamo parlando di Silvano Tommasella, classe 1939. Nel San Donà ha giocato dieci anni, dalla stagione 1957-58 alla stagione 1967-68. Periodo intervallato solo da un paio di annate disputate in prestito al Vipiteno, dove svolgeva il servizio militare. Tommasella fu uno dei protagonisti di quel ruggente San Donà che, nella prima metà degli anni Sessanta, fu in grado di competere, nonostante i mezzi limitati, ad alti livelli con le squadre semiprofessionistiche di quarta serie. Merito di un giusto mix di veterani e di giovani, cementificati dalla forza del gruppo. « Eravamo amici dentro e fuori dal campo – ricorda Tommasella – Personalmente ho giocato sempre da terzino, al massimo ho disputato qualche partita come libero. La mia caratteristica principale, che tutti mi riconoscevano, era l’anticipo dell’avversario, soprattutto con il colpo di testa. Era la mia specialità. Ricordo quella volta che andammo a giocare a Pesaro. Di fronte avevo un’ala sinistra di stazza imponente. – L’allenatore mi disse “Guarda chi devi marcare…” – E io gli risposi che, più grandi erano, e meglio era ».
Il giovane Tommasella e il pallone
Quella per il pallone è una passione che Silvano Tommasella ha nutrito fin da piccolo. La sua storia calcistica comincia tra i 12 e i 13 anni d’età, all’oratorio Don Bosco, un pò come tutti allora. L’approdo al San Donà porta invece la firma dell’avvocato Mario Davanzo e del futuro arbitro di serie A, Mario Moretto, che allora era un ragazzetto proprio come Tommasella. « Moretto aveva sentito che stavo per trasferirmi al Ceggia e mi disse. “Stai tranquillo, parlo io con l’avvocato Davanzo e gli dico che sei bravo”. Restare a San Donà sarebbe stato sicuramente più comodo, perchè all’epoca già lavoravo come calzolaio. L’avvocato cercava sempre dei giovani e mi chiese di andare a giocare con loro – ricorda Tommasella – Ma io ero ancora un ragazzino e gli dissi di voler aspettare ancora qualche anno. E, infatti, a 15 anni ho iniziato a giocare con le giovanili del San Donà. A quel tempo non avevamo un allenatore, faceva tutto l’avvocato Davanzo; sceglieva chi giocava, organizzava le trasferte, …. ».
Il debutto con il San Donà
L’esordio in prima squadra avvenne nella stagione 1957-58. Una manciata di presenze, quattro ed una in Coppa Veneto in un San Stino-San Donà del 5 giugno 1958, gara che finì 2-0 per il San Stino. La prima stagione da titolare fu però quella 1959-60, con allenatore Giovanni Perissinotto. Quanto ai gol, Tommasella ne ha segnato uno solo., in quarta serie, l’11 dicembre 1966, in mezzo alla neve. Grazie a quella rete arrivata al 70′, il San Donà pareggiò 2-2. « Giocavamo a Bolzano. Ero arrabbiato perchè stavamo perdendo. Mi trovavo al limite del centrocampo. Il portiere Sartin era fuori dei pali e feci partire una conclusione che andò in rete. Il giorno dopo sul giornale lo definirono un tiro di rara potenza. Quando si giocò la partita di ritorno, il portiere del Bolzano mi disse: “Guarda di non fare un altro tiro così…” ».
L’ammirazione per l’allenatore Tognon
Degli anni al San Donà c’è un allenatore che è rimasto più degli altri nel cuore di Tommasella. « Di sicuro il più importante per me è stato Omero Tognon. Era un uomo di grande intelligenza e molto bravo nel suo lavoro di tecnico. Quando venni chiamato a fare il militare, nel 1962, andai in prestito dal San Donà al Vipiteno. Ricordo che a Natale mi scrisse, dicendomi che mi augurava che potessi tornare presto a casa, perchè aveva voglia di fare una bella chiaccherata insieme. Quando sono effettivamente tornato a casa, mi disse. “Avrò sempre una grossa stima di voi, onesti giocatori.” E’ una frase che mi è sempre rimasta impressa nella mente. Tognon ci dava sempre del lei. “Tommasella mi giochi un pò più avanti, un pò più indietro…..”. Era da ammirare, persone così corrette non si possono dimenticare ». Da Omero Tognon, oltre trecento le sue partite al Milan, che in carriera non fu mai nè espulso nè ammonito, Tommasella ha imparato la correttezza in campo. « Dal punto di vista disciplinare mi è sempre stata riconosciuta una grande correttezza nei confronti degli arbitri e degli avversari », conferma il diretto interessato.
L’episodio che ne condizionò la carriera
Per questo non potè accettare quell’ingiusta squalifica che gli venne inflitta per un episodio di cui non era stato protagonista. « Era la stagione 1962-63 e un incontro disputato a Vipiteno, contro il Termeno, si concluse con il pestaggio dell’arbitro, per un gol sospetto realizzato con la mano. Dopo il gol, i giocatori del Vipiteno si sono schierati attorno all’arbitro per protestare. Lui decise di sospendere la partita e allora diversi giocatori iniziarono a colpirlo con schiaffi e calci. Tutti i giocatori del Vipiteno, eccetto due, furono squalificati per tre anni. Anche io, pur non avendo partecipato all’episodio, fui squalificato, nonostante le varie testimonianze a mio favore. Non ero mai stato squalificato, ci tenevo tanto alla correttezza e mi spiaceva finire in un fattaccio di cui non ero stato protagonista ». Il primo aiuto Tommasella lo chiese all’allora segretario del San Donà, Lorenzo Trame. « Non finirò mai di ringraziarlo pubblicamente. Una degna persona che ha fatto di tutto per cercare di farmi rigiocare. Siamo andati insieme a Firenze, nella sede della Federazione della serie D ». Di Trame Tommasella ricorda un altro episodio: « Quando sono partito per il militare avevo un contratto di 20 mila lire con il San Donà. E ogni mese Trame me le inviava, pur non giocando ». Tornando alla squalifica, pochi mesi dopo il fallaccio venne a Fossà per alcune cresime l’allora vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani, che di lì a poco sarebbe diventato Patriarca di Venezia e quindi Papa nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo I. « Fu in occasione di quella visita – prosegue Tommasella – che colsi l’opportunità di farmi togliere la squalifica. Mi presentai al Vescovo, gli spiegai come erano andate realmente le cose e gli chiesi di voler gentilmente intercedere in mio favore. Albino Luciani confermò che ne avrebbe discusso con l’Arcivescovo di Trento in occasione di un successivo incontro. Dopo solo 15 giorni da quel successivo incontro ricevetti la sospirata lettera della Federazione nella quale si riportava che – “nel dubbio ella non abbia partecipato al fatto, viene stracciata la squalifica”. – E quindi si riaprì per me la possibilità di giocare nuovamente in una squadra di calcio ». Se Tommasella tornò protagonista del San Donà degli anni Sessanta, fu un pò merito anche del futuro Papa.
Dopo il San Donà finì dove cominciò, sul campo del Don Bosco
Silvano Tommasella disputò l’ultimo campionato di serie D con il San Donà nel 1967-68, poi giocò lungamente con il Don Bosco dove terminò la carriera alla metà degli anni Settanta. In maglia biancoceleste può vantare 184 presenze (i dati della stagione di esordio non sono completi) nei due periodi in cui ha giocato inframezzati dall’esperienza di Vipiteno con annesso periodo di squalifica. Una sola rete segnata, come raccontato nell’intervista.
« Le interviste ritrovate » : 1. Antonio Cornaviera; 2. Silvano Tommasella; 3. Giovanni Perissinotto; 4. Antonio Guerrato; 5. Orfeo Granzotto.
I Protagonisti del calcio sandonatese: 1. Francesco Canella “Dall’Oratorio al tetto del mondo”; 2. Arturo Silvestri con lo scudetto sul petto nella stagione 1951-52; 3. Guerin Sportivo | Adriano Meacci: «Scusate il ritardo »; 4. Glerean: « Nessun segreto, grande San Donà »; 5. Guerrino Striuli « Il gatto nero »; 6. Elvio Salvori, un sandonatese a Roma; 7. « Bomba » Cornaviera, una vita per il San Donà; 8. Silvano Tommasella, il miglior terzino biancoceleste; 9. « Nanni » Perissinotto, il bomber che stregò la Capitale; 10. Antonio Guerrato, quell’ala destra che non sbagliava una punizione; 11. Orfeo Granzotto: « Così è nato il Sandonà dei sogni »; 12. Bruno Visentin, il « Colombo » che volò in serie A; 13. Angelo Cereser, i suoi inizi sandonatesi visti da Torino; 14. Enzo Ferrari, quel sandonatese famoso prima di esserlo