Nel febbraio 1940 il San Donà stava disputando per la prima volta nella sua Storia il campionato di Serie C nazionale. Allo Stadio del Littorio era in programma la ventesima giornata, ospite dei biancocelesti l’imbattuta capolista Vicenza. La classifica era guidata dal Vicenza con otto punti di vantaggio sul Mestre, quattordici su Marzotto, Grion, San Donà e Ponziana. Un dominio vicentino in quel campionato, ma nella domenica del 25 febbraio 1940 il San Donà compì l’impresa infliggendo la prima sconfitta in campionato al Vicenza, in quella che sarà anche l’unica occasione in cui i biancorossi giocarono in campionato nello stadio sandonatese. I racconti della gara negli articoli del Gazzettino e della Gazzetta di Venezia.
SAN DONA’ – VICENZA ……… 1 – 0 (0-0)
RETI – secondo tempo: Babetto (SD) 13′
SAN DONA’: Striuli; Silvestri, Fantin; Pavan, Zambon, Bergamini; Prendato, Babetto, Franco, Magrini, Gavagnin. All. Gastone Prendato
VICENZA: Comar; Greselin, De Boni; Chiodi, Bedendo, Campana; Suppi, Rossi, Salvadori, Zanollo, Chiesa. All. Eraldo Bedendo
ARBITRO: Ghetti Medardo di Modena
NOTE – Pubblico: 3000 persone – Incasso: 6000 lire.
di Walter Ravazzolo
S. Donà di Piave, 26 febbraio. Il nostro sarà forse un punto di vista discutibile, ma mi sembra che ieri il Vicenza si sia liberato di un grosso peso sullo stomaco. Il mito dell’imbattibilità (nel calcio l’invincibilità è soltanto un mito) era ormai diventato per i biancorossi un pauroso fantasma, una persecuzione ossessionante quasicche Il Vicenza si battesse solo per sfuggire a continui e diabolici trabocchetti seminati dal calendario sulla sua strada.
S’è levato un grosso peso. Oseremo dire che dopo la sconfitta di ieri il Vicenza ci appare sotto un aspetto più reale, un organismo fatto di sangue e di nervi che ha i suoi momenti di debolezza ma anche i suoi scatti e le sue reazioni.
Abbiamo visto altra volta il Vicenza sbandarsi e perdersi sotto la decisa offensiva avversaria, disunirsi in meno che non si dica, e faticare per non farsi travolgere. Questa bella squadra di giovani non ha potuto sempre nascondere i suoi punti deboli. Ma poi, sulla spinta improvvisa o fortuita di un’occasione favorevole, tutta la squadra aveva saputo ritrovare se stessa, riorganizzarsi, trasformarsi.
ieri invece non ha trovato la pedana da cui prendere la rincorsa e il campo sandonatese gli è riuscito fatale. A noi è parso tuttavia che l’undici berico sia sceso in campo troppo preoccupato della minaccia imminente, come sotto l’incubo di una congiura tramata un pò da tutte le squadre del girone e della quale il San Donà non era che il mandatario.
In effetti il San Donà aveva invece seriamente da pensare ai casi propri essendogli venuto a mancare all’ultimo momento il bravo Lombardi, considerato qui il deus ex machina dei movimenti solenni. Avvenne così che l’inizio dell’ostilità fu nei due fronti per diverse ragioni circospetto e tremebondo. Il Vicenza riuscì ugualmente ad imporre una chiara superiorità territoriale che obbligò difesa e mediana azzurre ad un lavoro continuo, tempestivo e sbrigativo. Ma della prima linea sandonatese neanche l’ombra. Prendato, soprattutto sul finire del primo tempo, tentò di raccogliere un pò le file del reparto, ma sia che Babetto e Magrini tenessero una posizione prudenzialmente arretrata, sia che Franco non fosse al centro che una crisalide, sia infine che Gavagnin, eternamente bizzoso e insolente, non riuscisse a convincersi che le cose peggiori le combinava proprio lui, Comar rimase del tutto inattivo.
Nell’altra porta l’ottimo Striuli si disimpegno con bravura e fortuna per quanto l’azione dei vicentini, tarpata nelle ali per la disarmante guardia di Pavan e Bergamini a Chiesa e Suppi, si riducesse ad un accademica dimostrazione di non sappiamo quanti schemi d’attacco tutti chiaramente impostati e svolti e tutti pessimamente conclusi. Nel primo tempo vanno sottolineati due interventi in extremis di Striuli su Chiesa (3’) e sul Salvadori (33’).
Al riposo parve ai più che il Vicenza fosse rimasto sino allora alla finestra, tant’è vero che in tribuna i tifosi locali si dimostravano poco o niente tranquilli sull’esito della ripresa.
Invece la ripresa doveva riservare ben diverse emozioni. Gli ospiti partirono di scatto, letteralmente rovesciandosi in area sandonatese. Questo non è lo stile del Vicenza e lo capirono subito coloro che lo conoscono e lo apprezzano. Il Vicenza, che rifugge dalla confusione si gettò a capofitto nella mischia, quasi che la resistenza avversaria lo indispettisse. Nel caravanserraglio in area di rigore molte squadre talora pescano con fortuna; e difatti poco è mancato che anche il Vicenza, improvvisamente trascinato fuori di strada, potesse trovare nel sentiero traverso il suo ferro di cavallo. Fu al 5’: Chiesa, fuggito finalmente a Pavan e spiccando dalla stretta di Bergamini e Silvestri da 3 metri dal portiere sparò a mezz’altezza verso l’angolo destro. In questi frangenti conosci i cronisti dicono: beh vediamo a che minuto dobbiamo segnare questo gol; e manco più guardano come va a finire.
Ma Striuli sfonderò a questa critica svolta la migliore parata che ci sia stato dato di ammirare quest’anno in partite di Divisione Nazionale. Il tiro fu neutralizzato, e il San Donà di lì a poco colse la vittoria. Questi colpi a retrocarica dominano il destino delle partite.
Su una incursione bene impostata da Zambon, Greselin commise un fallo a circa 3 metri dal limite dell’area di rigore (13’). Gavagnin battè la palla che, picchiando sul fianco di un offensore schierato a protezione della rete, pervenne burro e formaggio a Babetto. Due passi, tiro secco e preciso, addio verginità vicentina !
Subito il Vicenza non credette all’irrimediabile, ma quando Chiesa (22’) colse lo spigolo interno del montante e il pallone traversò indisturbato, malgrado il mischione, tutta la luce della porta, capi che le cose potevano mettersi veramente te male.
L’undici vincente store è apparso semplicemente superbo nel sestetto difensivo: tanti gladiatori ad oltranza per la vittoria a tutti i costi. La prima linea ha fatto invece molto meno.
Il pubblico, in delirio per l’impresa dei beniamini, è stato il terzo protagonista dell’incontro. Giustamente, quindi, alcuni sostenitori hanno voluto entrare di prepotenza nel gruppo fotografico seguito da fine. Abbiamo visto qualcuno, giunto mentre scattava l’obiettivo, slanciarsi a pezzi nel mezzo, certo per l’orgoglio di dire un giorno: quella volta c’ero anch’io.
Quando si dice le date storiche !
S.DONA’ DI PIAVE, 26. – Il Vicenza è caduto. Viva il Vicenza. la straordinaria squadra biancorossa ha perduto la sua aureola di imbattibilità sul campo di San Donà, dopo che era riuscita a mantenerla intatta su altri campi non meno difficili. Maggior valore acquista perciò la vittoria dei sandonatesi che possono così vantarsi di essere stati i primi a fermare l’irresistibile marcia dei vicentini. Vittoria meritata senza dubbio quella dei locali, della quale il merito maggiore spetta ai reparti di retroguardia, mediana e difesa, che ieri hanno disputato la loro più bella partita ed hanno saputo imbrigliare e neutralizzare il famoso attacco biancorosso non solo, ma il sestetto sandonatese ha superato in bravura quello vicentino e Striuli ha il merito di aver evitato con la sua prodezza, il pareggio parando un pallone che tutti ormai ritenevano finisse in fondo alla rete. La linea d’attacco invece non è stata all’altezza del compito che ieri le si richiedeva e a nulla valsero gli stimoli del sempre ottimo Prendato per dare mordente e continuità al gioco del quintetto. Più che l’essere il Vicenza incappato in una giornata nera si deve ritenere che la squadra berica abbia giocato con eccessiva preoccupazione di non perdere. Gli ospiti, infatti, apparivano restii a scoprirsi alle spalle e di conseguenza le loro azioni d’attacco non erano validamente sostenute come invece avrebbe necessitato ieri contro la vigilissima guardia sandonatese.
Un pubblicone ieri al campo sportivo: 3000 persone e, naturalmente, incasso da primato. Una cornice quindi eccezionale di folla, tra la quale moltissimi erano i vicentini. Il San Donà schiera Franco al centro della prima linea in sostituzione di Lombardi indisposto; il Vicenza sostituisce il terzino squalificato, Foscarini, con De Boni. Il gioco è subito vivace; con la sua migliore abilità di manovra il Vicenza prevale, ma senza rendersi eccessivamente pericoloso per la salda tenuta della mediana e difesa sandonatese a cui però non corrisponde l’azione dell’attacco che, spesso impostata, muore troppo presto, appena si affaccia nell’area degli ospiti. E così nell’alternativa di azioni da un’area all’altra, come si è detto con prevalenza vicentina, trascorre il primo tempo e si giunge al riposo a reti inviolate.
Più decisi appaiono i biancorossi nella ripresa giacche al 5’ Chiesa tira verso la porta un pallone destinato ad insaccarsi, ma Striuli con una parata spettacolosa evita il sicuro punto. Come risposta dello scampato pericolo il San Donà realizza la sua più bella vittoria perché il punto che Babetto segna al 13’ rimane l’unico della giornata: il San Donà ottiene una punizione quasi dal limite dell’area vicentina; tira Gavagnin ed il pallone rimbalza sul « muro » dei giocatori giungendo a Babetto, il quale non esita a metterlo dentro. C’è naturalmente la vivace reazione degli ospiti è dal 22’ Chiesa manda il pallone sullo spigolo del montante. Qualche minuto dopo, forse per cercare di sfondare l’ermetica difesa locale, Salvadori e Suppì si scambiano i posti ma l’esito è ugualmente negativo. Era destino che il Vicenza dovesse perdere la sua imbattibilità a San Donà.
Per ulteriori approfondimenti: 1. “A.C. San Donà: 90 anni di Calcio Biancoceleste di Giovanni Monforte e Stefano Pasqualato (Geo Edizioni – Empoli, 2012); 2. “Enciclopedia Almanacco Illustrato del calcio italiano 1940” di Leone Boccali (Ed, del “Calcio Illustrato” – Milano, 1939); 3. “Agendina del Calcio – 1939-1940” di Rinaldo Barlassina (Tip. “La Gazzetta dello Sport”, Milano, 1939); 4. Archivio storico “Gazzetta di Venezia”, 26 febbraio 1940