Nella San Donà del secondo dopoguerra pochi erano i divertimenti e men che meno i pochi soldi che circolavano erano indirizzati ad essi. L’unico vero divertimento era il rincorrere un pallone sul campo dell’oratorio sognando di diventare un campione. Non vi erano possibilità per ammirare i propri idoli se non sfogliando dei giornali o ascoltando la radio armandosi di grande fantasia, e ben più tardi sui rari programmi sportivi della televisione dell’epoca guardata in qualche locale pubblico.
L’oratorio dunque era quel luogo dove si giocavano infinite partite e dove si organizzavano tanti tornei di cui ancor oggi ci rimane traccia nelle tante foto in bianco e nero, dove erano ritratti ragazzi ma anche adulti che nei tanti anni indossarono le maglie di quelle squadre oratoriali. Proprio scorrendo quelle foto si possono riconoscere tanti volti noti che poi fecero carriera nel mondo del calcio, non solo nella squadra cittadina ma addirittura ebbero la fortuna e la bravura di arrivare lì dove quella loro fantasia di bambino aveva sognato, la serie A.
Francesco Canella, gli inizi sandonatesi
Tra quei volti in molte foto si riconosce un giovane Francesco Canella. Classe 1939 iniziò la sua carriera con il San Donà debuttando giovanissimo in maglia biancoceleste appena sedicenne il primo maggio 1955 in casa del Coin Mirano segnando la rete della vittoria. Era un periodo difficile per il calcio sandonatese che dopo il fasti della serie C era ritornato a militare in Promozione. Solo grazie ad un accordo con il Venezia si riuscì a far fronte ai debiti. Tre anni durante i quali i migliori giovani del Venezia venivano a fare esperienza al San Donà e i migliori elementi del San Donà passavano poi in nero verde. Canella giocò anche nel 1955-56 in biancoceleste per poi passare al Venezia.
Dall’esordio in serie B al Venezia a quello in serie A con l’Udinese
Inizialmente aggregato alle giovanili del Venezia, rapidamente si mise in luce tanto da debuttare in quello stesso anno in serie B. In tre annate con il Venezia giocò 67 partite segnando 17 reti. Nell’estate del 1959 venne ceduto all’Udinese, squadra di serie A, con cui debuttò il 25 settembre 1959 in Udinese-Fiorentina 0-2. Era una squadra bianconera in perenne lotta per la salvezza nella massima serie, alla terza e ultima annata in maglia bianconera di Canella arrivò la retrocessione in serie B.
Un biennio in serie A alla Fiorentina
Dopo 66 presenze e 17 reti con l’Udinese, Canella rimase nella massima serie trasferendosi alla Fiorentina. Nelle due annate in viola disputò 40 gare segnando 6 reti, raggiungendo così le cento presenze complessive in serie A. Nella seconda stagione a Firenze come già accaduto a Udine ebbe come compagno di squadra un altro sandonatese che poi si farà strada in serie A, Elvio Salvori.
Dal Messina alla grande Inter
Nell’estate 1964 viene ceduto al Messina, squadra di serie A, con cui non debuttò mai quindi nel mercato autunnale passò niente meno che all’Inter. La squadra nerazzurra l’anno prima aveva perso lo scudetto nello spareggio con il Bologna, ma era riuscita a vincere la Coppa dei Campioni e nel settembre 1964 anche la Coppa Intercontinentale. Canella arrivava in una squadra ben collaudata e nella quale stava facendo i primi passi un altro sandonatese che segnerà la storia di questo club, Gianfranco Bedin. Nemmeno il tempo di riporre le valigie che subito arrivò il debutto in una delle gare più importanti della stagione come il derby con il Milan. L’allenatore Helenio Herrera alle prese con le assenze dei titolari Corso e Milani gettò nella mischia Francesco Canella, gli esiti di quella gara non furono favorevoli con i rossoneri vincenti per 3-0.
Poco spazio nella grande Inter
In un calcio che ancora non conosceva le sostituzioni trovare spazio divenne complicato tanto più in un’Inter ai vertici italiani ed europei che vide a fine stagione la squadra di Moratti vincere lo scudetto e conquistare nuovamente la Coppa dei Campioni. In quel campionato Canella venne schierato solo in altre due occasioni, nelle gare vincenti con Lazio e Sampdoria. La stagione successiva si aprì con l’Inter che si confermò sul tetto del mondo vincendo nuovamente la Coppa Intercontinentale nel settembre 1965. In quel settembre Canella disputò la sua quarta gara con l’Inter quando i nerazzurri di ritorno dalla vincente trasferta sudamericana si trovarono a disputare più gare nell’arco di pochi giorni. L’esperienza nerazzurra si concluse nel mercato d’ottobre quando venne ceduto in serie B al Genoa, per lui in nerazzurro solo quattro presenze in campionato, ma un palmares dove può annoverare uno scudetto, una coppa dei campioni e una coppa intercontinentale.
L’ultima stagione in serie A
Non terminò qui l’esperienza in serie A di Francesco Canella, che dopo il campionato al Genoa passò al neopromosso Lecco. In quella stagione 1966-67 con i biancocelesti giocò 21 gare che porta il suo computo finale nella massima serie a 129 presenze e 23 reti.
Dopo la serie A, il ritorno in Veneto nelle serie minori
Nel 1967 Canella si riavvicinò a casa giocando in serie C prima alla Mestrina e poi al Marzotto Valdagno. Scese quindi in Serie D al Belluno con cui sfiorò la vittoria del campionato nel 1969-70, centrandola poi l’anno seguente. Con i gialloblu disputerà altri due campionati di serie C.
Il ritorno al San Donà
All’età di trentaquattro anni decise di tornare al San Donà nel doppio ruolo di allenatore-giocatore. In quella stagione le ambizioni biancocelesti di una pronta risalita in serie D non furono ripagate. Ci volle un altro anno al San Donà per vincere il campionato di Promozione, ma questa è già un’altra storia visto che a partire dal 1974-75 Canella abbracciò definitivamente la carriera di allenatore. Come giocatore può vantare in serie A 129 presenze e 23 reti, in serie B 84 presenze e 20 reti, in serie C 113 presenze e 6 reti, in serie D 62 presenze e 22 reti, infine quelle con il San Donà 38 presenze e 6 reti.
Dopo il campo, la panchina
Dopo le stagioni 1973-75 in Promozione, Francesco Canella allenò in serie D il San Donà per altre due stagioni inframezzate da un’annata al Montebelluna. Quindi nel 1978-79 divenne dirigente del San Donà pur sostituendo brevemente l’allenatore Franzon per tre gare. Dal 1979-80 la sua carriera è proseguita lungamente al Portogruaro sia come allenatore che come dirigente, con il solo intermezzo al Belluno nell’1981-82, e poi alla Sanvitese.
La Carriera:
Le figurine Panini
Numerosi i campionati di serie A di Francesco Canella, ma solo quattro figurine Panini. I trasferimenti a novembre non lo hanno favorito nelle raccolte Panini come nemmeno nelle altre di quell’epoca. Curiosamente esistono anche delle figurine di Canella al Messina, pur non avendo avuto presenze nella squadra siciliana.
Altre figurine di Francesco Canella: con Venezia e Udinese; con la Fiorentina.
I Protagonisti del calcio sandonatese: 1. Francesco Canella “Dall’Oratorio al tetto del mondo”; 2. Arturo Silvestri con lo scudetto sul petto nella stagione 1951-52; 3. Guerin Sportivo | Adriano Meacci: «Scusate il ritardo »; 4. Glerean: « Nessun segreto, grande San Donà »; 5. Guerrino Striuli « Il gatto nero »; 6. Elvio Salvori, un sandonatese a Roma; 7. « Bomba » Cornaviera, una vita per il San Donà; 8. Silvano Tommasella, il miglior terzino biancoceleste; 9. « Nanni » Perissinotto, il bomber che stregò la Capitale; 10. Antonio Guerrato, quell’ala destra che non sbagliava una punizione; 11. Orfeo Granzotto: « Così è nato il Sandonà dei sogni »; 12. Bruno Visentin, il « Colombo » che volò in serie A; 13. Angelo Cereser, i suoi inizi sandonatesi visti da Torino; 14. Enzo Ferrari, quel sandonatese famoso prima di esserlo