Gli anni cinquanta furono un periodo particolare per il calcio sandonatese, dai fasti della Serie C ai campionati regionali il passo fu breve e le difficoltà finanziarie immense. Eppure dal vivaio sandonatese uscirono dei giocatori promettentissimi capaci di arrivare sino alla serie A. Uno di questi fu Bruno Visentin. In breve la sua carriera e l’intervista che nel 1974 gli fece il giornalista Gianfranco Bedin per il periodico “Il Piave”.
Gli inizi al San Donà e il trasferimento al Venezia
Nella prima annata dopo la Serie C il San Donà si ritrovò a giocare in IV Serie, un campionato interregionale che poco si addiceva alle allora magre finanze sandonatesi, si puntò per cui su una formazione giovane, tra questi anche il diciasettenne Visentin che debuttò in IV serie il 22 marzo 1953 in Legnago-San Donà (2-0). Nei due anni successivi consolidò le sue qualità nella formazione sandonatese militante in Promozione. Grazie ad un accordo con il Venezia in base al quale i migliori giovani sandonatesi approdavano poi alle giovanili neroverdi anche Visentin si trasferì in laguna al termine della stagione 1954-55. Non riùscì a debuttare nella prima squadra del Venezia allora militante in serie C e l’imminenza del militare lo portò presto lontano.
Le prime esperienze in Serie C
Giocò dapprima in IV Serie con i calabresi del Nicastro, quindi al Trapani. Con la squadra siciliana nelle prime due annate giocò poco a causa proprio del servizio militare ma ebbe comunque modo di debuttare in Serie C. Terminato il militare rimase al Trapani un’altra annata. Nel 1960 si trasferì dapprima al Pescara, quindi a novembre passò al Siena.
Con il Bari arriva il debutto in serie A
Nella stagione 1961-62 il passo decisivo nella sua carriera avvenne con il trasferimento al Bari. Un’ascesa continua che lo vide prima debuttare in serie B, quindi ottenere la promozione nella massima serie nel 1962-63 quando il Bari allenato da Pietro Magni arrivò al secondo posto a pari merito con la Lazio, dietro la sorpresa Messina. Nel 1963-64 Bruno Visentin debuttò in serie A il 25 settembre 1963 in Juventus-Bari (4-0), una stagione travagliata per i baresi che alla fine retrocessero. Visentin disputò 29 gare con 1 rete segnata (in Modena-Bari 1-1) .
Nel Cagliari di Silvestri e Riva il punto più alto della sua carriera
Nel 1964 passò al Cagliari, squadra allenata da Arturo Silvestri e neopromossa in serie A. Proprio Silvestri lo volle al Cagliari in quella che sarà la prima stagione in serie A nella storia dei rossoblu sardi. Visentin giocò due campionati da titolare con la maglia cagliaritana, poi con Silvestri che passò al Milan e l’arrivo di Scopigno, Visentin giocò decisamente meno. E’ però una squadra sarda in evoluzione e nella quale si stanno gettando le basi per quella che nel 1970 porterà il Cagliari a festeggiare uno storico scudetto, e con molti di quei vincenti protagonisti Visentin ebbe modo di giocare. Nel 1967 terminato il campionato il Cagliari si trasferì negli Stati Uniti per partecipare a quello che sarà il primo campionato statunitense. In via straordinaria vennero ingaggiate intere squadre di ogni parte del mondo che per l’occasione indossarono le maglie di squadre americane, i cagliaritani indossarono quella dei Chicago Mustangs. Anche Visentin fu tra i partecipanti, cagliaritani che arrivarono terzi, con Boninsegna capocannoniere.
L’esperienza al Padova e il ritorno a San Donà
Nel campionato 1967-68 Visentin si avvicinò a casa passando al Padova in serie B. Dopo un buon primo campionato, nella seconda stagione disputò poche gare meditando il ritiro. Pur tuttavia nel 1969 accettò la proposta del presidente Mucelli e divenne un giocatore del San Donà per quella che sarà la sua ultima annata da calciatore. In totale sono state 85 le sue presenze in Serie A (5 reti), 90 in serie B (6 reti), mentre con il San Donà ha giocato 59 gare segnando 15 reti.
La breve esperienza da allenatore
Come allenatore nella stagione 1972-73 ebbe modo di sedere sulla panchina biancoceleste subentrando a campionato in corso a Sergio Manente, esperienza che durò solo poche gare prima che venisse richiamato Manente. In precedenza da allenatore aveva portato al massimo campionato regionale prima la Miranese e poi lo Spinea. Nel 1973-74 divenne l’allenatore dello Jesolo guidando i nerazzurri in ottobre nelle finali del torneo anglo italiano Coppa Ottorino Barassi cui cui lo Jesolo partecipò per aver vinto la Coppa Italia Dilettanti il 1° luglio 1973 , nel novembre comunque si dimise per delle divergenze con la dirigenza.
L’intervista a “Il Piave” del 7 gennaio 1974 (Anno 7 nr. 1)
di Gianfranco Bedin
Il nostro album dei ricordi delle vecchie glorie ci porta a conoscere un altro personaggio della nostra ricca storia calcistica: Bruno Visentin. Lo chiamavano « colombo » all’epoca della sua infanzia pedatoria per la piccola statura, ma anche per le sue doti di cursore instancabile a tutto campo. Un Benetti del calcio attuale, per capirci. Da ragazzino, come madre natura vuole, Bruno divenne poi un uomo robusto, da aspirante calciatore divenne uno dei protagonisti delle scene calcistiche nazionali, ma per gli amici è sempre « il colombo ». Visentin è molto legato alla famiglia. Sposato con la simpaticissima e « terribile » signora Franca, i suoi gioielli, come Cornelia, sono i figli Stefano e Deborah. Ma la sua grande passione, la sua seconda passione, la sua seconda famiglia è però sempre il foot-ball. Appese le scarpe al chiodo, si è dedicato al difficile mestiere di allenatore, dedicando il tempo libero alla vita….. agreste. Gioie, dolori e avvenimenti di un calciatore, Bruno Visentin li ricorda nella nosra intervista.
Quale è il ricordo più bello della tua lunga carriera calcistica? Il mio primo anno nel cagliari segnai il goal del 2 a 1 a sfavore del Milan. All’Amsicora, con quella sconfitta all’ultima giornata, il Milan perse lo scudetto che fu vinto dall’Inter.
E il più brutto ricordo? I tre anni che ho trascorso a Trapani. Causa il servizio militare non ho potuto giocare per quasi due campionati. Ho dovuto poi ricominciare tutto da capo e ciò mi è costato notevoli sacrifici. Altra delusione è stata la retrocessione del Bari nel campionato 1963-64 dalla serie A a quella cadetta.
Cosa ti ha dato il calcio nella vita? Tutto. Grosse soddisfazioni morali, mi ha reso indipendente, ma soprattutto mi ha dato la possibilità di girare il mondo. Tranne la Russia e la Cina posso dire di aver visitato quasi tutte le nazioni.
Quali sono stati i giocatori più famosi che hai avuto al tuo fianco? Gigi Riva e Roberto Boninsegna, tra quelli ancora in attività.
Parlami di Gigi Riva. Lo ricordo fortissimo nei suoi primi exploit cagliaritano. Ora rende un quarto delle sue reali possibilità perchè è costretto, a furor di popolo, a giocare al centro per fare i gol. Gli sportivi e la stampa stessa non vogliono altro da lui e questo lo danneggia. Così si spega anche l’esclusione di Boninsegna dalla Nazionale, un giocatore che reputo fortissimo: Riva è grande all’ala, Bonimba è fortissimo al centro dell’attacco.
Quali sono stati i tuoi più grandi maestri? Tommaso Maestrelli,ora allenatore della Lazio, e Arturo Silvestri, allenatore del Geonoa. Sono due tecnici che ottengono gli stessi risultati seppur usando metodi diversi: il primo con la…carota, il secondo usando il…bastone.
La tua carriera di allenatore ci sembra però avara di soddisfazioni. Non è vero perchè con la Miranese ho ottenuto la « promozione » dalla prima categoria alla promozione, con lo Spinea ho ottenuto lo stesso traguardo, dando quattordici punti di distacco alla seconda classificata, e sempre in una sola stagione. Questi risultati li ho ottenuti perchè avevo carta bianca da parte dei dirigenti delle rispettive società. Quando questi presupposti, che reputo essenziali per un allenatore, sono venuti meno, ho rassegnato le dimissioni. L’anno scorso ho collaborato con il San Donà. Quest’anno a Jesolo, pur essendo partito con una squadra in grado di vincere il campionato, mi sono trovato contro, sin dai primi allenamenti, tutti gli sportivi jesolani (ndr: abbiamo assistito anche noi nella coppa Barassi all’incivile e deprecabile linciaggio morale del tecnico) le cui insensate proteste nei miei confronti sono culminate nel duplice confronto internazionale tra lo Jesolo e il Walton.
Quale sarà il tuo futuro di allenatore? Sono deciso a continuare perchè sono innamorato del gioco del calcio, con la speranza di trovare nella mia strada dirigenti competenti che mi lascino lavorare in pace e che giudichino eventualmente il mio operato alla fine della stagione sportiva.
Come trascorri il tempo libero? Ho l’hobby della pesca ma la mia attività è rivolta principalmente ad un piccolo appezzamento di terreno che ho adibito in parte a vigneto ed in parte ad allevamento di conigli. Ho sempre vissuto all’aria aperta giocando al pallone ed ora che ho smesso voglio continuare perchè oltre che salutare è bellissimo. Sono sempre stato innamorato della natura.
I Protagonisti del calcio sandonatese: 1. Francesco Canella “Dall’Oratorio al tetto del mondo”; 2. Arturo Silvestri con lo scudetto sul petto nella stagione 1951-52; 3. Guerin Sportivo | Adriano Meacci: «Scusate il ritardo »; 4. Glerean: « Nessun segreto, grande San Donà »; 5. Guerrino Striuli « Il gatto nero »; 6. Elvio Salvori, un sandonatese a Roma; 7. « Bomba » Cornaviera, una vita per il San Donà; 8. Silvano Tommasella, il miglior terzino biancoceleste; 9. « Nanni » Perissinotto, il bomber che stregò la Capitale; 10. Antonio Guerrato, quell’ala destra che non sbagliava una punizione; 11. Orfeo Granzotto: « Così è nato il Sandonà dei sogni »; 12. Bruno Visentin, il « Colombo » che volò in serie A; 13. Angelo Cereser, i suoi inizi sandonatesi visti da Torino; 14. Enzo Ferrari, quel sandonatese famoso prima di esserlo