Il 14 novembre gli austroungarici arrivarono a Chiesanuova

Tratto da “S. Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e di Passarella” di Monsignor Costante Chimenton (1928, capitolo IV , pp.246-251)

Dal diario di don Giovanni Contò (Chiesanuova)

Aperto il passaggio a Palazzetto il 14 novembre e occupata Passarella, anche Chiesanuova fu invasa, lo stesso giorno, dal nemico. Non vi fu combattimento quel giorno ; i nostri, impossibilitati ormai a resistere, si ritirarono sulla riva destra del Piave Vecchio, e là attesero l’avversario per le prove più dure e per la sconfitta.

Chiesanuova fu subito sottoposta al saccheggio e alla devastazione : il nemico si dimostrà più fuoribondo in questa località, dove trovò una resistenza imprevista, organizzata dai nostri, per proteggere la ritirata. Gli Austriaci e gli Ungheresi entrarono nelle case, si precipitarono nelle cantine. Testimoni oculari descrivono anche oggi lo spettacolo brutale di quegli avvinazzati che non avevano, sembra, che un unico programma lo sperpero e la distruzione : si bevette con una avidità impressionante ; il vino che non si potè consumare in quest’orgia fantastica, fu lasciato libero ; spezzate le botti, guazzarono i Tedeschi su laghi di nuovo genere, nel fondo delle grosse cantine del Basso Piave, e prima della partenza dei profughi, in varie cantine di Chiesanuova stavano galleggianti sul vino salme di soldati austriaci ed ungheresi, eroi lacrimanti, caduti…per la patria ! A questo sperpero si aggiunsero la caccia agli animali da lavoro e la requisizione di tutti i raccolti concentrati nei granai ; quanto poi rimaneva ancora nella campagna, fu abbattuto in quelle prime ore di occupazione. La popolazione terrorizzata assistette impassibile a quello scempio : a qualunque parola di lamento e di imprecazione si spianava il fucile ! […]

Nell’infuriare della battaglia il popolo si trovò tra due fuochi

[…] La notte fra il 14 e il 15 novembre, un furioso bombardamento da parte dei due eserciti : la vera lotta sul Basso Piave si era ormai iniziata ; le due linee di combattimento si erano ormai sistemate. Il popolo, fatte pochissime eccezioni, era ancora in Chiesanuova : preso a bersaglio fra due fuochi di estrema violenza, battuto negli edifici sacri e nelle case disperse per la campagna, non aveva via di scampo. Si ebbero momenti di disperazione, perché il popolo fu sempre illuso da chi non aveva compreso la tragicità del momento : l’autorità locale non aveva saputo far pervenire laggiù ordini tassativi e il popolo si trovò in balia di sé stesso. Colpito e abbattuto dai nostri il campanile, colpita la chiesa e la casa canonica, il popolo vide moltiplicarsi sotto i suoi occhi le sventure e i suoi cari minacciati dal fuoco italiano e tedesco.

Le vittime si moltiplicarono tra la popolazione civile

Episodi emozionanti, scene strazianti si moltiplicarono in quelle poche ore : madri svenute lungo la strada ; bambini con il petto squarciato abbandonati nei fossati ; donne gettate nel fondo dei canali ; fanciulle oppresse o violentate, cadute colpite, abbracciate ai loro padri ; ammalati rimasti abbandonati e soli nelle case. – E il sacerdote? Nulla potè fare per quel popolo, perché coinvolto lui pure in questa ridda di guerra : d’altronde, sotto pena di fucilazione, gli era stato proibito di uscire dall’abitazione e si trovò così doppiamente prigioniero : la sua casa era controllata con una sorveglianza speciale.

Numerosissime furono le vittime. Quante? Nessuno può dirlo : gli Austriaci spostarono i morti e i feriti gravi per ignota destinazione ; si faceva il nome di Lubiana come primo concentramento di questi sventurati : dopo l’armistizio però tanti feriti di quelle giornate non si videro più ricomparire : scomparvero per sempre, vittime ignote, sui campi della grande guerra.

Accenniamo ad uno fra i tanti episodi. – Aurelia Rizzetto, mentre fuggendo cercava un rifugio, in compagnia del padre suo, Luigi Rizzetto, fu colpita da una pallottola di fucile ; il padre, che si vide cadere la figlia, non mortalmente ferita, la adagiò sul terreno, le slacciò le vesti per medicarla e per impedirle la fuoriuscita del sangue. Mentre era intento a questo atto pietoso, una seconda pallottola lo colpì in fronte e lo gettò cadavere sul corpo sanguinante della figliuola. I Tedeschi si avanzarono, abbandonarono la salma del padre e strapparono quella fanciulla per trasportarla lontana dal combattimento.

La posizione di Chiesanuova diventò insostenibile e fu necessario prendere un provvedimento per la partenza da quel luogo d’inferno ; “Sgomberate le case per ordine del nemico, – scrive il curato don Contò, – la popolazione non volendo cedere nemmeno sotto quel fuoco, si rifugiò nelle trincee, in parte costruite dal Genio e in parte scavate, di tutta notte, dalla popolazione stessa nelle brevi soste del bombardamento. Ma in seguito, fatto più violento il fuoco delle mitragliatrici italiane, dovette rassegnarsi : chi potè rimanere illeso o ferito leggermente, dovette lasciare le case, i congiunti morti e insepolti ; fuggire disordinatamente accompagnato da padre Emidio, attraverso le campagne allagate, sotto il fuoco e l’infuriare delle granate e sotto una fitta pioggia, che rendeva più disagevole la fuga.

Anche per la popolazione di Chiesanuova iniziò l’esodo verso le retrovie

Il Comando italiano aveva fatto arrestare il corso del fiume Sile, perché l’acqua si riversasse nelle bonifiche : si dovette passare il Piave a Palazzetto, sopra una passarella, unica via di scampo a più di 1500 persone”. – Il passaggio non fu facile questa volta : la nostra artiglieria, individuata la passarella, batteva furiosamente la posizione per impedire al nemico di attraversare il Piave : si moltiplicarono così le vittime e i feriti. Ultimato, tra le grida, il passaggio, quella turba, dopo lunghe peripezie fu dispersa fra Torre di Mosto, Caorle, Latisana, San Giorgio di Nogaro e altri paesi della provincia di Udine : per il gruppo che si soffermò a Torre di Mosto  si interessò, in un primo momento, il parroco di Passarella ; per il gruppo che si raccolse a Portogruaro si interessò, un po’ più tardi, Monsignor Saretta : ma la maggior parte della popolazione dovette provvedere da sé alle esigenze della vita, alla sistemazione più rudimentale della famiglia.

Uomini e ragazzi abili al lavoro, furono presto requisiti e sottoposti alle fatiche : gli uomini furono gettati in un primo concentramento a Lubiana e presto dispersi perfino nei punti più estremi dell’Austria e dell’Ungheria, per lavorare nelle trincee e nelle miniere e per essere maltrattati e per patire la fame anche in mezzo a lavori tanto faticosi. Si comprende così come nel solo anno 1918 più di 200 persone di Chiesanuova morirono per la fame, le angoscie, le ristrettezze, i patimenti subiti : “A queste vittime aggiungete le vittime colpite nel paese, e quelle che anche oggi, scappate al massacro, portano sulle loro carni le stigmate gloriose di una guerra senza nome : sul campo di battaglia, nelle lotte di trincea, sulle balze del Carso e sulle rive del Piave, Chiesanuova lasciò 44 giovinezze troncate ; e poi dite che Chiesanuova non ha dato un forte contributo di sangue per la rivendicazione della libertà e della grandezza della nazione”.

Forse chi leggerà queste pagine penserà a quelle avventure esotiche di romanzi nordici che tanto piacciono alla gioventù ; sembreranno tanto strane tante peripezie catastrofiche. Chi ha provato quanto fu doloroso, opprimente, un anno di prigionia, potrà apprezzare la fortezza, il coraggio di chi non volle mai piegare la propria bandiera, e leggerà in tutte queste pagine un pò lunghe, un pò dilatate la storia di tutte le famiglie, di tutti i disgraziati che furono vittime della dominazione austriaca delle nostre terre invase.

L’occupazione raccontata da Monsignor Chimenton in “San Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e di Passarella” nei post dedicati:

29 ottobre – 5 novembre 1917  prima parte; 6 – 9 novembre 1917 seconda parte; 9 – 11 novembre 1917 terza parte; 9 – 12 novembre 1917 (Passarella) quarta parte; 12 – 14 novembre 1917 (Passarella-Chiesanuova) quinta parte; 14 – 15 novembre 1917 (Chiesanuova) sesta parte; 13 novembre 1917 (Grisolera) settima parte; 14 – 18 novembre 1917 ottava parte; 16 – 21 novembre 1917 (Passarella e Chiesanuova) nona parte; 19 – 22 novembre 1917 (San Donà) decima parte; 23 – 30 novembre undicesima parte; 22 – 30 novembre 1917 (Torre di Mosto) dodicesima parte; 1 – 5 dicembre 1917 tredicesima parte; 6 – 8 dicembre 1917 quattordicesima parte; 8 – 15 dicembre 1917 quindicesima parte; 16 – 30 dicembre 1917 sedicesima parte; 31 dicembre 1917 – 5 gennaio 1918 diciassettesima parte