Quei primi giorni dell’invasione aldilà del Piave

Tratto da “S. Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e di Passarella” di Monsignor Costante Chimenton (1928, capitolo IV )

Nel libro scritto da Monsignor Chimenton una parte preminente del IV capitolo riguardante l’invasione austroungarica e il terribile anno di occupazione è dedicata agli scritti di Monsignor Saretta. Non di meno trovano spazio anche i ricordi di altri sacerdoti come don Marin, il parroco di Passarella don Zandomenighi, quello di Chiesanuova don Contò, oltre del comm. Costante Bortolotto, allora tenente sul fronte del Piave.

Passarella in una foto austrica di qualche mese dopo

Dal diario di Costante Bortolotto

5-9 novembre. Il ten, Costante Bortolotto, ricevuto l’ordine di portarsi con la batteria verso Cortellazzo, si piazzò di fianco ad un casolare, detta Bissona. Il casolare era abitato dalla famiglia Bisson : un vecchio di novant’anni, al quale tutti i famigliari portavano affetto e venerazione come ad un patriarca, era l’unico custode. Nei momenti liberi il tenente Bortolotto lasciava la sua batteria e si portava, in bicicletta, a Cavazuccherina per aver notizie più precise sulla guerra, sul nostro esercito, sulla linea di resistenza : era ospite in casa del dottor Visentini. Casa Visentini era deserta, e da quella casa fu prelevata una cassa di pastiglie e di medicinali che servivano alla batteria per tutto l’inverno. Gli austriaci erano ormai giunti al Piave Nuovo : “Ricordo, scrive lo stesso ufficiale, la impressione dolorosa del primo colpo caratteristico del fucile austriaco. Era di sera prima del tramonto, e in un baleno mi passò davanti la visione del Carso, di tanti paesi distrutti, e la cui devastazione ormai si portava nella mia terra, nella mia casa pure abbandonata, e … un singhiozzo mi strozzò la gola e piansi di nascosto : i soldati non dovevano constatare la mia depressione d’animo “. Il buon vecchio Bisson, che non si era ancora deciso ad allontanarsi da quel casolare, mentre la sua famiglia si era portata a Venezia, ripeteva “Sior tenente, i Tedeschi no i xe vegnui qua gnaca nel ’48 ; el staga sicuro, sior, che no i vegnarà gnanca stavolta”. E il tenente a lui “Non verranno neppure questa volta. Ma voi intanto allontanatevi da questo luogo! “. La mattina del 9 novembre, dopo una visita degli aereoplani nemici e l’arrivo dei primi colpi di granata attorno al casolare, il vecchio si presento al comando della batteria : “Buona fortuna, sior comandante, – disse tremando, – mi vado via, ma ghe consegno le ciave dea me caneva : el fassa quel che el vol! “. Quel vecchio, che da novantanni abitava quella casa, piangendo come sa piangere il bambino cui una forza violenta strappò una persona o una cosa che gli era carissima e che costituiva la sua vita e il suo ideale, si allontanò. La casa Bisson quello stesso giorno fu rasa al suolo : ma il vecchio non rivide quelle macerie ; morì lontano dal suo paese, durante l’anno di profuganza. (pp. 253-254)

Dal diario di Don Innocenzo Zandomenighi, curato di Passarella

9 novembre. La sera del 9 novembre gli austroungarici, dall’argine sinistro del Piave cominciarono a far sentire il dentellare delle loro mitragliatrici : la popolazione si ritirò nelle trincee che si eravo scavate in quei giorni, in attesa che il nemico si decidesse di passare. La posizione si presentò subito pericolosissima : la località si trovò circoscritta fra due fuochi e due eserciti : i nostri, sul Piave Vecchio, che in tutti i modi volevano arrestare il passo del nemico, e l’esercito austriaco, che, sistemato sull’argine sinistro del Piave Nuovo, si accaniva furiosamente per aprirsi quel varco che lo avrebbe costituito dominatore della posizione, assicurandogli l’avanzata verso Mestre e verso Venezia.

10 novembre. La prima granata austriaca piombò su Passarella il 10 novembre : il parroco ne fu salvo per miracolo. Mentre con due soldati italiani si recava ad aprire il molino, perchè la popolazione di Passarella e di Chiesanuova si trovava, da due giorni, priva di farina, la granata che doveva colpire il campanile gli passò pochi metri sopra il capo : a distanza di cinque metri da lui colpiva in pieno due soldati. Don Zandomenighi si rifugiò in casa canonica. Una seconda granata colpì un angolo della casa del sagrestano. Passarella era specialmente battuta con violenza nella località della chiesa, ritenuta dal nemico punto strategico di concentramento. Lo stesso giorno, 10 novembre, fu ferita leggermente la chiesa.

11-12 novembre. La mattina del giorno 11, festa di San Martino, si celebrò la messa per tempo nella bella chiesa di Passarella ; ma durante la notte quella chiesa era stata duramente battuta: letteralmente scoperchiata, il pavimento e gli altari frantumati e ricoperti di pietre e pietrame. Si celebrò anche il giorno 12, e si consumarono quella mattina, le Sacre Specie : chi quella mattina assistette il sacerdote, ricorda la sua trepidazione in quei momenti solenni e nefasti : il sacrificio fu compiuto tra l’orgasmo : come una tragica visione si presentarono all’animo di don Zandomenighi lo strazio del suo paese e l’immensa sciagura del suo popolo buono.

Fu l’inizio del martirio di Passarella. Il popolo comprese la sua sentenza : chiuso da tutte le parti da un fuoco concentrato, non potè più muoversi : a lui non restava che aspettare ansiosamente la morte. Eppure non si ebbero, in quelle giornate, vittime fra la popolazione borghese.

La casa canonica, posta a destra della chiesa e riparata in qualche modo dalle granate e dalla fucileria austriaca, si era trasformata in un ricovero di fanciulli, di donne, di vecchi, imploranti pietà, pallidi e tremanti per tante emozioni. (pp. 225-226)

L’occupazione raccontata da Monsignor Chimenton in “San Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e di Passarella” nei post dedicati:

29 ottobre – 5 novembre 1917  prima parte; 6 – 9 novembre 1917 seconda parte; 9 – 11 novembre 1917 terza parte; 9 – 12 novembre 1917 (Passarella) quarta parte; 12-14 novembre 1917 (Passarella) quinta parte; 14 – 15 novembre 1917 (Chiesanuova) sesta parte; 13 novembre 1917 (Grisolera) settima parte; 14 – 18 novembre 1917 ottava parte; 16 – 21 novembre 1917 (Passarella e Chiesanuova) nona parte; 19 – 22 novembre 1917 (San Donà) decima parte; 23 – 30 novembre undicesima parte; 22 – 30 novembre 1917 (Torre di Mosto) dodicesima parte; 1 – 5 dicembre 1917 tredicesima parte; 6 – 8 dicembre 1917 quattordicesima parte; 8 – 15 dicembre 1917 quindicesima parte; 16 – 30 dicembre 1917 sedicesima parte; 31 dicembre 1917 – 5 gennaio 1918 diciassettesima parte