Tratto da “S. Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e di Passarella” di Monsignor Costante Chimenton (1928, capitolo IV pp. 242-246)
In viaggio verso Portogruaro
Piovigginava quella mattina ; « un fango orribile aveva tramutato le strade in pozzanghere. Gettate sulla carretta poche masserizie, il convoglio procedette a piedi fino a S. Stino di Livenza » : a don Zandomenighi non fu permesso di accompagnare alla stazione i due partenti, a cui si prospettavano nuove peripezie e più odiose vessazioni. La mamma di Mons. Saretta, causa il tempo e le strade impraticabili si soffermò a Torre di Mosto con una suora : il figlio arciprete le promise che sarebbe venuto a prenderla quanto prima.
Si partì dalla stazione di S. Stino alle 12.30 del 17 dicembre : pessima ed umida la stagione : tutta la gente unitamente alle suore, a Mons. Saretta e a don Marin, fu fatta salire su carrozzoni da bestiame. Carrozzoni aperti, per far contemplare ai profughi la bellezza, l’incanto poetico della stagione invernale. Dopo un viaggio disastroso, poco dopo la mezzanotte del giorno 18, si giunse a Portogruaro : le sentinelle li lasciarono tutti rinchiusi nei carrozzoni, tenuti a guardia, fino alle 10 antimeridiane. ̶ ̶ ̶ Lasciati in libertà ognuno dovette pensare a provvedersi di cibo e alloggio : Mons. Saretta sistemò le suore nell’ospedale civile : poi, abboccatosi con il Vescovo, ottenne ospitalità nella canonica di S. Agnese.
Monsignor Saretta e la vita a Portogruaro
Ma l’arciprete di S. Donà doveva trovarsi in uno stato d’animo compassionevole : troncati i contatti diretti con casa Sgorlon, con Ceggia, con Torre di Mosto, vide il suo popolo, per il quale si era votato alla prigionia, lontano da sé, con un avvenire che per tutti si presentava assai fosco. Perduta quella tranquillità di spirito, che manifesta sempre nel suo diario, la sera del 18 dicembre, vergava queste parole : « Alla sera, cena tranquilla, ma tristissima, con don Berto in canonica di S. Agnese ! Ma… quando finirà questo doloroso calvario? ».
I primi giorni, in Portogruaro, passarono assai monotoni ; nessun incidente importante : mancarono spesso i viveri, ma non si ebbero, in compenso, noie maggiori. ̶ ̶ Si tentò di scindere anche quella piccola comunità sandonatese. Le suore furono richieste dalla stessa arciduchessa d’Austria per il servizio degli ospedali militari di S. Stino ; ma le suore si rifiutarono e chiesero invece di prestare servizio all’ospedale civile di Portogruaro.
Le festività a Portogruaro
Poche persone di S. Donà potè Mons. Saretta avvicinare in questi primi giorni : tenne una vita ritiratissima fra Santa Agnese e l’ospedale ; potè avvicinare unicamente, il 22 dicembre, il dott. Perin, giunto in Portogruaro, e di sentire da lui tutti i patimenti e le peripezie della colonia affidata a don Rossetto in Cà Fiorentina. Un po’ di sollievo provò la sera dello stesso giorno, 22 dicembre, quando S.E. Mons. Isola lo chiamò e lo pregò di accettare l’incarico di tenere il discorso del 31 dicembre in Cattedrale. Le sue condizioni di salute erano un po’ infelici ; pure Mons. Saretta accettò l’incarico : fu un incarico delicatissimo, ma che avrebbe potuto riuscire vantaggioso al popolo, e anche un mezzo efficace per raccogliere i suoi parrocchiani dispersi nei paesi circonvicini di Portogruaro.
Il giorno di Natale fu triste : Mons. Saretta restò a letto fino alle 13 per non assistere al Pontificale del Duomo. ̶ ̶ ̶ Il 27 dicembre potè vedere don Rossetto e trattenersi con lui a tutto il 28. La vita cominciava un po’ a mutare aspetto, sebbene nessuna illusione Mons. Saretta si poteva formare, attese specialmente le condizioni in cui versava, nel campo religioso e politico, la città di Portogruaro.
L’ arrivo della madre di Monsignor Saretta
La mamma dell’arciprete giunse a Portogruaro un po’ tardi, il 29 dicembre. Mons. Saretta non aveva potuto muoversi dalla nuova sede : la mamma, preoccupata di un lungo silenzio di 15 giorni, decise di mettersi sulle tracce del figlio e di raggiungerlo. Dovette portarsi a piedi da Torre di Mosto alla stazione di San Stino, sotto una pioggia torrenziale : il cuore di madre ha le sue esigenze. A lei, che ne aveva fatta esplicita domanda, fu negato ogni mezzo di trasporto, e unicamente concesso il “nulla osta” per il viaggio che doveva compiere. Mons. Saretta si mostrò graditissimo delle cure prestate alla sua mamma dal confratello di Torre di Mosto, e spedì una lettera, calda di affetto e di riconoscenza, a don Zandomenighi : « Mi spiace, scrive don Zandomenighi nelle sue memorie, di non produrre tale documento, anche perché contiene cenni specifici sulle peripezie occorsagli a Torre ; mi esprimeva sentimenti di perenne gratitudine per averlo salvato in uno dei momenti più pericolosi della sua prigionia ».
Finisce con l’arrivo a Portogruaro di Monsignor Saretta, di don Marin e delle suore il IV capitolo del libro di Mosignor Chimenton. Un pericoloso viaggio lungo quella prima linea rappresentata del Piave, la stessa percorsa da molte centinaia di profughi in cerca di rifugio. La guerra non è però finita e l’opera di Monsignor Saretta anche in quel di Portogruaro non sarà minore. Riprenderemo il filo del racconto tra qualche settimana.
L’occupazione raccontata da Monsignor Chimenton in “San Donà di Piave e le succursali di Chiesanuova e di Passarella” nei post dedicati:
29 ottobre – 5 novembre 1917 prima parte; 6 – 9 novembre 1917 seconda parte; 9 – 11 novembre 1917 terza parte; 9 – 12 novembre 1917 (Passarella) quarta parte; 12 – 14 novembre (Passarella-Chiesanuova) quinta parte; 14 – 15 novembre 1917 (Chiesanuova) sesta parte; 13 novembre 1917 (Grisolera) settima parte; 14 – 18 novembre 1917 ottava parte; 16 – 21 novembre 1917 (Passarella e Chiesanuova) nona parte; 19 – 22 novembre 1917 (San Donà) decima parte; 23 – 30 novembre 1917 undicesima parte; 22 – 30 novembre 1917 (Torre di Mosto) dodicesima parte; 1 – 5 dicembre 1917 tredicesima parte; 6 – 8 dicembre 1917 quattordicesima parte; 8 – 15 dicembre 1917 quindicesima parte; 16 – 30 dicembre 1917 sedicesima parte; 31 dicembre 1917 – 5 gennaio 1918 diciassettesima parte